Il Rapporto annuale della FAO 2008 sulla “insicurezza alimentare”, presentato alla stampa internazionale il 9 dicembre corso, porta una triste notizia: l’impegno che i Grandi della terra avevano preso all’inizio del 2000 di dimezzare la fame nel mondo entro il 2015 non sarà realizzato, anzi negli ultimi anni la situazione va peggiorando. Nel 2000 gli “affamati” erano 842 milioni, alla fine del 2007 923 milioni! Dei quali 583 in Asia e Pacifico, 236 in Africa, 51 in America Latina e Caraibi, 37 nel Medio Oriente e Nord Africa, 16 nei cosiddetti “paesi sviluppati”. Il direttore generale della FAO, Jacques Diouf, ha affermato che “per salvare gli affamati servono 30 miliardi di dollari l’anno, poca cosa in confronto alle spese per armamenti”.
Più che una notizia, questo è un grido d’angoscia, che non può lasciarci indifferenti. Lo scandalo della “fame nel mondo” è scoppiato nel 1960 quando la stessa FAO lanciava la campagna mondiale contro questo terribile flagello. Quasi cinquant’anni dopo non si sa ancora cosa fare per vincere “l’unica guerra che merita di essere combattuta”. Mi stupisco sempre di come la FAO, quando presenta questi dati che sono una sconfitta per tutti, parli sempre e solo di soldi, di prezzi mondiali degli alimenti, di tecniche per produrre più cibo. Non parla mai di educazione a produrre di più, da parte dei popoli che soffrono la fame. Eppure questa è l‘esperienza di tutti i missionari che vivono tra le popolazioni più misere e diseredate e anche l’impegno della Chiesa per elevare la condizione umana: “Prima insegnare a lavorare per bastare a se stessi, poi costruiremo la chiesa”, diceva il Venerabile padre Clemente Vismara, per 65 anni missionario in Birmania.
E’ mancata finora una vera analisi del perché le popolazioni più povere e analfabete soffrono la fame. Il vero problema che si osserva viaggiando nelle regioni più colpite dal flagello, è di rendere tutti i popoli autosufficienti almeno nella produzione del cibo che consumano. Sembra quasi che avendo 30 miliardi di dollari all’anno da spendere si risolva automaticamente lo scandalo della fame. I soldi sono necessari, ma dati ad un popolo che non è capace di produrre, non ha la mentalità di produrre con tecniche nuove, creano corruzione. Ma è più facile mandare milioni di dollari in aiuto, che convincere i governi locali a spendere di più per l’educazione, per le campagne, per le fasce di popolo più povere e isolate. E’ più facile mandare trattori e altre macchine e navi di cibo da distribuire, che offrire personale, volontario o stipendiato, per aiutare nell’opera di educazione, di formazione del piccolo popolo abbandonato.
In concreto, come possono la maggioranza dei paesi africani vincere la fame, quando il loro analfabetismo è ancora superiore al 50% della popolazione? L’Africa nera, secondo dati della FAO, nel 1960 esportava cibo, oggi importa il 30% del cibo che consuma. Aumentano gli abitanti e non aumenta in proporzione la produzione agricola. Nel 1964, il grande agronomo francese René Dumont, scriveva un libro profetico, “L’Afrique noire est mal partie”. Dopo un viaggio di indagine sull’agricoltura in vari paesi africani, scriveva che “se i governi da poco diventati indipendenti trascurano i contadini e l’educazione dei giovani, l’Africa va incontro ad una grave crisi alimentare”. E dimostrava questa sua previsione. Che infatti si sta realizzando alla lettera.
Piero Gheddo
Questo articolo arriva come il cacio sui maccheroni.
La comunità di Retorbido è aperta alla conoscenza dei problemi del mondo; una carissima amica, Anna (noi la chiamiamo Anna Napoli perchè è di Napoli) un po’ di tempo fa ha detto che lei non elargisce più nemmeno un soldo per i popoli sottosviluppati, perchè con tutti i soldi che abbiamo già dato (inteso in termini di nazioni) le popolazioni povere dovrebbero essere straricche.
Ecco quindi che arriva questo articolo che spiega perchè i popoli poveri sono sempre più poveri: la maggioranza della gente pensa proprio che quando vengono stanziati tot miliardi per una popolazione questi arrivino intatti nelle mani di poveracci, e che questi si industriano per comperare ciò di cui hanno veramente bisogno. Difficilmente viene spiegato o, meglio, detto, che parte dei soldi dati ai responsabili dei popoli poveri vanno in armamenti.
Alla TV oggi ho visto che l’Afganistan possiede aerei mig per la difesa, se tutti quei soldi si fossero tramutati in falci e non in armi…………………………….
stamperò la notizia che tu, Padre Piero, hai scritto e la farò leggere alla Anna Napoli ……….. anche noi abbiamo bisogno di essere informati, di imparare, di conoscere………
ciao e buon natale
riccarda di Retorbido.
Quello che sentiamo e leggiamo è solo l’1% della reale situazione in cui riversano i paesi sottosviluppati.
Ho sempre sentito che le aree del mondo caratterizzate dalla fame e dalla sottoalimentazione sono anche quelle dove più diffusi sono l’alto tasso di natalità e di mortalità infantile, l’analfabetismo, la disoccupazione, l’insufficienza dei servizi, l’arretratezza dell’agricoltura, la mancanza di industrie, la cattiva organizzazione economica, sociale e politica, la carenza di risorse naturali. Tutti questi fattori, variamente combinati, si ritrovano nei paesi sottosviluppati e risultano essere contemporaneamente causa ed effetto della fame. Le scarse attrezzature, le deficienze delle infrastrutture, l’analfabetismo, le cattive condizioni di salute, la concentrazione dei capitali nelle mani di poche famiglie incuranti del progresso del loro paese, la povertà dei mercati interni, costituiscono il vero impedimento al sorgere ed al prosperare dell’industria.
Padre Piero spero che lei mi possa aiutare a capire.
Io penso che il mio piccolo impegno possa fare poco per tutto cio’.
Invece ritengo che chi come me , non possiede molte risorse per poter risolvere un problema cosi’ grande, DEBBA e possa semplicemente aiutare il proprio vicino di casa, magari malato e sottoalimentato a causa del basso reddito.
Forse sbaglio,… anzi sicuramente…, ma se tutti quelli come me, senza grandi portafogli, si impegnassero ad aiutare anche solo con un sorriso l’anziano , il malato o la famiglia bisognosa che vive in fianco a noi , potremmo donare qualcosa di concreto e efficace.
Mi auguro che i grandi del mondo si rendano conto della grande necessità di educare i Paesi sottosviluppati in cui lo sviluppo industriale è assente o del tutto insufficiente, a sfruttare le materie prime e fonti di energia che molti di quei paesi posseggono per poter far loro vivere una vita dignitosa .
Le auguro Buon Natale…. e come una bambina mi sento di chiedere anche io a Gesu’ Bambino un piccolo dono :
Gesu’ aiuta i potenti del mondo ad essere meno egoisti , aiuta i missionari a perseverare nel loro intento ed aiuta tutti noi ad essere piu’ vicini ai problemi di cio’ che ci circonda .
Carissimo Padre Piero Le auguro un Buon Natale .
Cristina