In treno incontro una cinesina

29 dicembre 2009

A Natale vado in treno da mio fratello Mario e dai parenti a Torino. Davanti a me una ragazza cinese. Poco prima che il treno parta da Milano, la cinesina incomincia a parlare al telefonino. Una voce squillante. Chiudo gli occhi e gusto per un po’ le melodia di questa lingua a 6-7 toni che sembra un canto, una sinfonia musicale. Quante volte, i nostri missionari dalla Cina hanno parlato della lingua cinese, difficile, ma bella, espressiva, con decine di migliaia di vocaboli. Ricordo gli otto vocaboli usati dai cinesi per “portare”, sulla spalla, con la mano, sulla testa, col carretto, ecc. In quella lingua misteriosa e affascinante, mi dico, si esprime la plurimillenaria civiltà cinese. Il treno parte e lei continua a parlare, per almeno 20-25 minuti. Vorrei recitare il Breviario e poi leggere un libro, non ci riesco.
Quando finalmente smette, cerco di attaccare bottone chiedendole, prima in italiano e poi in inglese da quale parte della Cina viene, da quanto tempo è in Italia. Niente, parla e capisce solo cinese. E’ gentile, sorridente, cordiale, ma ripete solo: “Io Tolino Susa, io Tolino Susa”. Capisco che vuol scendere a Torino Porta Susa, la assicuro che la avviserò. Vicino a me un signore cerca anche lui di farsi capire e dice indicando la ragazza: “Prato?”. Lei si  illumina e ripete: “Plato, Plato, Plato” facendo cenno a se stessa. Ecco quel che siamo riusciti a capire: viene da Prato e va a Torino Porta Susa. Nient’altro.
Questo, cari amici lettori, il mondo globalizzato in cui viviamo. Affascinante perché allarga gli orizzonti a tutto l’universo, ma molto, molto difficile da viverci dentro. Però è il nostro mondo e lamentarsi è inutile. Meglio prenderlo con ottimismo e speranza, come una  nuova possibilità di crescita umana per tutti.
Piero Gheddo