Un viaggio in Bangladesh

Il 9 gennaio prossimo, se Dio vuole, partirò per il Bangladesh, in visita ai missionari del Pime e alle missionarie dell’Immacolata e per controllare se il libro che ho scritto sulla storia del Pime in Bengala e Bangladesh (1855-2009), corrisponde alla realtà dei fatti. Il Bangladesh ha circa 140 milioni di abitanti all’88% musulmani, con una forte minoranza indù e circa mezzo milione di cattolici. Finora l’islam è di tipo moderato, la Chiesa non ha mai subìto persecuzioni, anzi il governo e la gente apprezzano l’opera educativa, sanitaria e di promozione umana delle missioni cristiane. Ma il pericolo del fondamentalismo o estremismo islamico cresce ogni giorno più.

Ricevo dal Bangladesh una lettera del caro amico padre Franco Cagnasso, già superiore generale del Pime e ora a Dhaka come padre spirituale del seminario maggiore delle diocesi bengalesi, ma impegnato anche pastoralmente e nel dialogo inter-religioso specialmente con i musulmani. Mi scrive: “Ho preso parte ad interessanti incontri di conoscenza reciproca e di dialogo fra gruppi di differenti religioni, con gli Hindù della Ramakrishna Mission, con i Buddhisti, con gruppi Sufi. L’incontro più significativo è stato quello di una giornata nella Facoltà Universitaria di studi delle Religioni, fra 40 Musulmani e 40 Cristiani, alla ricerca di ciò che ci accomuna. Con lo stesso obiettivo ci siamo incontrati pure il 30 ottobre nella sede di un Centro Islamico di Ricerca vicino a Dhaka. Queste iniziative si ripetono anche in altre città, piccolissimo segno buono in mezzo alle molte tensioni e alle follie fondamentaliste che ci affliggono”.

Da una trentina d’anni, anche in Bangladesh fiorisce l’estremismo islamico anti-occidentale, finanziato dai “paesi del petrolio”, che finora non rappresenta un pericolo per la Chiesa locale e i missionari. Ma la tensione fra musulmani moderati ed estremisti sta crescendo e la Chiesa dà il suo contributo per prevenire il virus dell’estremismo, iniziando ovunque incontri di dialogo con i musulmani per conoscersi e collaborare, cercando il modo di vivere in pace da fratelli perchè figli dello stesso Dio. Uno degli interessi che mi spingono a questo viaggio è proprio di vedere sul posto cosa è possibile fare, con quali metodi e contenuti e quali risultati si ottengono. Sono convinto che l’islam, per entrare nel mondo moderno, deve riformarsi dall’interno e questa “riforma” sarà graduale perché riguarda un miliardo e 300 milioni di persone! Ecco perché il “dialogo della vita” fra noi cristiani e i fratelli musulmani è indispensabile.

La Chiesa, nella sua saggezza millenaria, raccomanda il dialogo e i Papi ne danno esempi concreti. Ma nell’opinione pubblica italiana, come pure in giornali, radio e televisioni,  si continua a pensare che il dialogo non serve. Lo constato molte volte in conferenze sull’islam, quando debbo precisare, per rispondere alle domande di ascoltatori, che certo uno stato deve difendersi dagli attacchi terroristici, controllare che chi viene in casa nostra non venga per farci del male, accetti la nostra Costituzione e osservi le nostre leggi. Ma dico sempre che è fondamentale non il “dialogo teologico e religioso” con l’islam (quasi impossibile), ma il “dialogo della vita” fra credenti cristiani e credenti musulmani. Dialogo della vita che comprende accoglienza, reciproca conoscenza, cordialità, aiuto a chi è in necessità.

Tutti noi, nessuno escluso, siamo responsabili di questo “dialogo della vita”.

Piero Gheddo

2 pensieri su “Un viaggio in Bangladesh

  1. prima di tutto buon viaggio!
    Ho quasi l’impressione che i nostri paesi civilizzati europei (Italia per esempio in prima linea) non cercano il dialogo con le altre religioni; per paura di essere “inquinati” si appellano alla purezza della fede.
    Ho sentito di preti che volevano aprire al dialogo con le altre religioni, ma sono stati citati di “preti sballati”.
    Non sarà mica per caso che siamo talmente poco a conoscenza della nostra fede che non abbiamo le idee chiare? Non è che qualcuno o parecchi sono rimasti al catechismo della I Comunione?
    Mi sa che i popoli ai quali abbiamo portato il Vangelo nei secoli scrsi, oggi ci bagnano il naso nell’attuare il vangelo.
    ciao
    riccarda

  2. Gent.mo,

    io mi trovo a Dhaka adesso per lavoro,per altri 2/3 giorni ed essendo il mio primo viaggio in questo paese ne son rimasta toccata. Gli occhi della gente bisognosa di qua, ma anche del resto del mondo, da sempre mi trafiggono il cuore, e vorrei far qualcosa per tutti, nelle miei piccole possibilità.

    Ho chiesto di esser accompagnata da un collega in un orfanotrofio, o similare della zona per poter donare qualcosa a qualcuno che ne ha bisogno, ed in cambio chiedo solo di vedere i loro sorrisi … non c’è cosa piu’ bella. Lui mi ha detto che cercherà di far il possibile.

    Lei ha altre indicazioni da darmi? O persone che posso contattare per vedere se posso riuscire ad aiutare qualcun altro che ne abbia realmente bisogno?

    Saluti Cordiali
    Irene

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