Perché pregare per il Papa in Quaresima?

Dopo quasi quattro anni di pontificato, Benedetto XVI è sotto attacco di “fuoco nemico” ma anche di “fuoco amico”. Non passa giorno senza che un giornale o l’altro, una televisione o l’altra non si dimostrino critici del Papa. “Repubblica” è il capofila di questa corrente maligna e astiosa verso il Papa e la Chiesa (mi chiedo sempre come fanno certi credenti e anche preti a ingerire tutti i giorni una piccola dose di veleno anti-cristiano e anti-ecclesiale senza rimanerne condizionati). Motivi per criticare ci sono sempre o si trovano con una certa facilità nella Cattedra del successore di Pietro, che Gesù ha messo a capo di una Chiesa con un miliardo e 200milioni di fedeli, 6.000 vescovi e quasi cinquemila Chiese locali (diocesi o altre circoscrizioni ecclesiatiche) disperse nell’immensità dei cinque continenti e parlanti centinaia di lingue. Si dà un’immagine distorta, a volte anche caricaturale del Papa attuale che mira a corroderne l’immagine e la credibilità. Su “La Stampa” di Torino è stata ripubblicata un’intervista ad Hans Kung ripresa da “Le Monde”, nella quale si legge che Papa Benedetto, non viaggiando molto come faceva Giovanni Paolo II, “vive  a San Pietro come se fosse il Cremlino”. Ricordo che quando Giovanni Paolo II percorreva “come missionario di Cristo” tutto il mondo, lo criticavano per le spese di quei viaggi, per il suo ”esibizionismo mediatico”, perchè andava in tutto il mondo ma “trascurava la riforma della Curia” e via dicendo.

Rimpiangere sempre il Papa appena scomparso, mentre lo si è tanto criticato quand’era in vita è una vera manìa patologica! Ricordiamo bene che all’inizio del pontificato di Paolo VI molti rimpiangevano Giovanni XXIII e all’inizio di quello di Giovanni Paolo II rimpiangevano lo stesso Paolo VI! Sono cose che rattristano, anche perché non è in discussione Papa Benedetto, ma l’immagine del Pontificato stesso, il Vaticano, la mitica “Curia romana”. Sto terminando di leggere la grandiosa e anche spassosa autobiografia del card. Giacomo Biffi (“Memorie e digressioni di un italiano cardinale”, Cantagalli Siena 2007, pagg. 638), un’opera voluminosa che però si legge volentieri fino in fondo. Trovo un bel commento a questo andazzo del nostro tempo:

“Purtroppo né “laici” né “cattolici” pare si siano resi conto finora del dramma che si sta profilando. I “laici”, osteggiando in tutti i modi la Chiesa, non si accorgono di combattere l’ispiratrice più forte e la difesa più valida della civiltà occidentale e dei suoi valori di razionalità e di libertà: potrebbero accorgersene troppo tardi. I “cattolici”, lasciando sbiadire in se stessi la consapevolezza della verità posseduta e sostituendo all’ansia apostolica il puro e semplice “dialogo” ad ogni costo, inconsciamente preparano (umanamente parlando) la propria estinzione” (pag. 592).
Il 22 febbraio scorso, festa della Cattedra di san Pietro, Benedetto XVI ha chiesto ai pellegrini di accompagnarlo “con le vostre preghiere, perché possa compiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina mi ha affidato quale Successore dell’apostolo Pietro” e vescovo di Roma, chiamato “a svolgere un peculiare servizio nei confronti dell’intero Popolo di Dio”. In questo tempo di Quaresima preghiamo per il Papa e offriamo a Dio le nostre sofferenze perché lo aiuti a portare anche lui la sua croce, come noi cerchiamo, nel nostro piccolo, di portare la nostra.

Piero Gheddo

Un pensiero su “Perché pregare per il Papa in Quaresima?

  1. Caro don Piero, ha proprio ragione!
    Anch’ io sono a volte sconcertato da tanti cattolici e persino preti che danno l’impressione di non amare fino in fondo l’unità della Chiesa.
    Penso che amare l’unità della Chiesa non vuol dire credere che non ci siano errori e peccati anche da parte dei preti e dei vescovi, ma vuol dire guardare innanzi tutto ai propri peccati, e puntare il dito su se stessi anziché sugli altri. La consapevolezza dei nostri peccati ci rende più indulgenti verso quelli degli altri, e ci aiuta ad amare la Chiesa, santa e peccatrice, come la ama Gesù.
    Quanto è attuale la raccomandazione di Paolo ai primi cristiani: “Amatevi gli uni gli altri, gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Rm 12,10), e anche “ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2,3).
    Qualche anno fa, padre Andrea Gasparino aveva scritto una bella preghiera dedicata ai preti.
    La ripropongo in quella che credo sia la versione originale (ne ho viste circolare altre, con qualche censura).
    Credo però che, invece di “preti”, dovremmo scrivere “cattolici”.

    RICORDATI, SIGNORE, DEI TUOI PRETI
    Signore, donaci dei preti nuovi plasmati su di te. Preti adatti al mondo di oggi che resistono a tutti gli sbandamenti e a tutte le mode. Preti pieni di Spirito Santo, preti innamorati di te, dell’Eucaristia, della Parola.
    Preti spezzati alla preghiera. Preti che non guardano l’orologio quando stanno davanti a te, preti capaci di pregare di giorno e di notte, capaci come Gesù di passare anche le notti in preghiera. Preti che insegnano a pregare. Preti appassionati dei giovani, dei poveri, degli ultimi.
    Preti rotti a tutte le carità, che sanno accogliere il drogato, il carcerato, la ragazza che abortisce, l’omosessuale, la coppia sfasciata, capaci di tenerezza e di misericordia per tutte le disperazioni del mondo di oggi.
    Signore, mandaci dei preti da battaglia, umili, senza storie per la testa, umili e fedeli alla chiesa, che insegnano ad amare la chiesa, correggendo su se stessi i mali della chiesa, che si puntano il dito addosso prima di puntarlo sulla chiesa. Mandaci preti senza storie borghesi, allenati al sacrificio, che sanno parlare ai giovani di sacrificio, che vivono la povertà evangelica, che sanno dividere tutto quello che hanno con il povero.
    Mandaci preti aggiornati con una teologia dagli scarponi ferrati che sa resistere alle mode di pensiero e ai compromessi mondani. Preti che non si aggiogano al carro di chi la sa più lunga dei Vescovi e del Papa. Mandaci preti di punta, preti creativi, dal cuore grande come il cuore di Cristo, instancabili nell’insegnare, nel guidare, nei formare. Preti costanti, resistenti, tenaci.
    Mandaci preti profeti, forti e umili che non si scandalizzano di nessuna miseria umana. Mandaci preti che si sentano peccatori come noi, fedeli e fieri del loro celibato, preti limpidi che portino il Vangelo stampato nella loro vita più che nella loro parola. Signore, donaci il coraggio di chiedere preti santi e di meritarli un poco almeno con la preghiera umile, costante e coraggiosa.
    Maria, madre dei preti, madre della chiesa, aggiungi tu quello che manca a questa preghiera e presentala a Cristo per noi.
    Amen.

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