Dopo il massacro dei sei parà della Folgore a Kabul (17 settembre), secondo i sondaggi circa il 56% degli italiani vorrebbero che i militari italiani si ritirassero dall’Afghanistan. Bossi e Di Pietro, con altri personaggi dell’estrema sinistra, dicono: “Tutti a casa per Natale”, mentre le forze politiche maggioritarie confermano la decisione presa dall’ONU, dalla NATO e dal Parlamento italiano: “I militari italiani verranno via dall’Afghanistan in accordo con gli alleati e quando avranno concluso la missione di dare stabilità politica al paese, per non lasciarlo in mano alle forze estremiste dell’islam radicale (talebani e altri)”.
Inutile giocare con le parole. L’Italia è in guerra, non per conquistare un popolo e un paese, ma per portare la pace, la libertà e i diritti dell’uomo e della donna. Anzi, prima ancora, per impedire che nasca uno stato riconosciuto in campo internazionale che diventi la base del terrorismo di radice islamica (un’altra Somalia insomma). Oggi il dato di fatto indiscutibile è questo: le guerriglie, i terrorismi e le guerre di espansione nel mondo sono quasi tutti riconducibili a gruppi di fanatici che professano la religione islamica. Questa non è un’opinione ma una delle realtà in cui viviamo. Oltre ai casi molto noti (Afghanistan, Iran, Iraq, Palestina, Libano, Sudan, Somalia, Pakistan, Cina), anche altri paesi meno noti hanno gli stessi problemi con l’estremismo islamico: Thailandia (vedi il mio Blog del 20 luglio), Indonesia, India, Filippine, Etiopia, Nigeria, Ciad e altri paesi africani.
L’efferato assassinio a Pordenone della ventenne marocchina Sanaa Dafani per mano del padre, perchè conviveva con il fidanzato italiano, ha posto di nuovo in modo orrido e violento il problema fondamentale del nostro tempo, a cui nessuno sa dare risposta: cosa dobbiamo fare noi italiani, noi dell’Unione Europea, degli USA e degli altri paesi democratici del mondo, di fronte all’estremismo di radice islamica, aggressivo in tutto il mondo?
Mi stupisce che un tema così fondamentale del nostro tempo, nella nostra Italia sia poco studiato e discusso. L’opinione pubblica dovrebbe almeno rendersi conto che la sfida dell’islam riguarda tutti e coinvolge tutti. Nessuno può assistere da spettatore curioso e distratto a questo incontro e possibile integrazione di popoli, che rischia di diventare uno scontro. Che il 56% degli italiani chiedano il ritorno a casa dei militari italiani dall’Afghanistan, dovrebbe preoccupare non solo le forze politiche, ma i mass media, i centri culturali, le associazioni tutte che educano il popolo e creano opinione.
Dopo studi e molti viaggi nel mondo islamico e nelle Chiese che ci vivono dentro, ho pubblicato il volume “La sfida dell’islam all’Occidente” (San Paolo, 2008 II° edizione, pagg. 164, Euro 9,00). In modo documentato e anche partendo dalla mia esperienza, ho tentato di illustrare i molti aspetti e anche i valori dell’islam e del perché i popoli musulmani sono trascinati (molti in modo incosciente) in questo vortice di guerre, guerriglie, terrorismi, attentati, dittature, analfabetismo e sottosviluppo, violazione dei diritti dell’uomo e della donna e via dicendo. Nei due ultimi capitoli ho risposto alla domanda fondamentale: “Cosa fare?”.
Non esiste una risposta facile e univoca, al di là di ripetere concetti sui quali tutti più o meno concordano: dobbiamo alzare la guardia, punire i colpevoli di terrorismo (come i talebani), avere fermezza contro i clandestini, aiutare i governi moderati, ecc. A lunga scadenza la soluzione mi pare duplice e parte dal principio che il mondo islamico, per accettare la modernità, deve riformarsi dall’interno:
1) Essere presenti tra i popoli islamici con la carità e il dialogo, come fanno le piccole (e non raramente perseguitate) comunità cristiane minoritarie. Nei paesi islamici, durante la Guerra del Golfo, il popolo non attaccava le missioni cristiane che aiutavano e avevano atteggiamenti di rispetto, di condivisione e di dialogo. In Libia 10.000 suore e infermiere cattoliche nella sanità statale (non ne hanno altre) stanno cambiando l’immagine dei cristiani e dell’Occidente. Ma la stampa dei paesi islamici, le moschee e madrasse (scuole coraniche) diffondono questo messaggio a un miliardo e 300 milioni di credenti in Allah: “L’Occidente è ricco e democratico, ma senz’anima. Noi lo riporteremo a Dio!”. In una recente manifestazione di musulmani inglesi a Londra, i giornali inglesi hanno pubblicato le foto di alcuni cartelloni: “Islam will dominate the World” (L’Islam dominerà il mondo), “Europe, take some Lessons from Islam” (Europa, impara dall’Islam), “Europe is the Cancer, Islam the Angel” (L’Europa è il cancro, l’Islam l’Angelo). Se le masse dei popoli islamici continuano ad essere educate in questa visione demonizzante del mondo cristiano, si prepara un brutto avvenire per l’umanità. 1,3 miliardi di uomini non si fermano né con gli eserciti e le bombe, nè con le leggi e le convezioni internazionali!
2) Soprattutto, l’Occidente deve tornare a Cristo e al Vangelo, per ricuperare nella vita personale e civile la nostra identità religiosa e culturale. Occorre andare contro corrente rispetto alla cultura oggi dominante nell’Occidente cristiano, materialista, individualista, economicista e laicista, praticamente atea. Il nostro “modello di vita” e di sviluppo non piace nemmeno a noi, popoli ricchi, liberali, democratici. Tutti si lamentano che i giovani crescono senza ideali, non per colpa loro, ma perché le famiglie e la scuola, la cultura e la società in cui vivono non trasmettono più modelli e ideali umanizzanti. Si è detto mille volte che abbiamo creato “una civiltà senz’anima” e questa è l’immagine del nostro Occidente che hanno i popoli islamici. Ora il tempo in cui viviamo ci sollecita a discutere ed a capire che quest’anima può darla solo il ritorno a quell’ispirazione soprannaturale che ha reso grande l’Occidente. Non c’è soluzione vera e pacifica fuori di questa.
Piero Gheddo
Caro Piero, condivido quanto hai detto, solo su una cosa mi permetto di dissentire: è un po’ comodo per noi dare la colpa del terribile omicidio di Pordenone al fondamentalismo islamico, e far finta di non ricordarci che non passa giorno senza che i telegiornali ci diano notizia una donna italiana uccisa dal marito italiano geoloso, o di una ragazza italiana perseguitata dall’ex fidanzato che la uccide pur di non vederla con un altro. Il problema secondo me è più complesso e trasversale, e riguarda la mentalità dell’uomo che vede la donna come un oggetto, come una cosa di suo possesso, e che si sente in diritto (italiano o straniero) di ucciderla se lei si ribella, che non riesce ad accettare di perderla perchè non la vede come una persona. Senza negare il problema dell’integrazione culturale dei musulmani, credo che questa mancanza di rispetto nei confronti della donna sia un altro terribile frutto della società edonistica in cui viviamo, e sia un problema ben più ampio di quanto i media non vogliano farci credere (è sempre comodo dare la colpa agli stranieri).
Cara Maria,
lei ha ragione nel dire che “la mentalità dell’uomo che vede la donna come un oggetto”, e agisce di conseguenza, non è solo degli uomini islamici, ma anche di noi italiani! Quante violenze nella case su donne e bambini, che a volte esplodono all’esterno, diventano fatti penali e vanno sulle pagine dei giornali. E’ la tendenza originaria di ogni uomo o donna (peccato originale), che si vince con l’educazione, la grazia di Dio, la nstra buona volontàa mortificare noi stessi per non essere oppresivi con il prossimo. Ma il fatto di Pordenone richiama anche alla mente, assieme a tanti altri, che è ben diversa la situazione di uomini abituati fin da piccoli a considerare la donna inferiore, perchè la loro religione e le leggi dei loro stati dicono così, le famiglie insegnano così e via dicendo.
Neipaesi islamici più evoluti tutto questo va cambiando, ma troppo lentamente per influire su culture millenarie. Per questo diverse volte in questo mio Blog insisto nello sconsigliare fortemente i matrimoni misti fra musulmani e cristiani, specie fra una ragazzacristiana e un uomo musulmano, che può essere ilmiglior uomo del mondo, ma la ragazza non sposa solo un uomo, sposa una famiglia, una comunità, le leggi e i costumi di un altro stato, molto ma molto diversi dai nostri. Sposa una “grande famiglia” gelosissima specie delle donne e dei bambini.
Qualcuno mi ha detto che i matrimonin misti facilitano l’integrazione dei popoli. Con altri popoli vicini al nostro forse è vero, non con un popolo come quello islamico lontanissimo da noi certamente no. Non dico meglio o peggio, dico che una ragazza moderna italiana che sposa un musulmano fa uno sbaglio enorme, oggi, non domani o fra un secolo o due, quando certamente le situazioni e le culture cambieranno.
Non mi ripeto e graziedella sua lettera. Mi creda suo padre Piero Gheddo
Caro Padre, sono d’accordo che nella maggior parte dei paesi islamici gli uomini sono abituati fin da piccoli a considerare la donna inferiore e che questo sia un pericolo, come sono d’accordo sulla prudenza verso i matrimoni misti. Tu dici anche un’altra cosa interessante e cioè che “Nei paesi islamici più evoluti tutto questo va cambiando”. Credo che il merito di questo cambiamento vada anche alle donne che hanno deciso di ribellarsi, che vogliono una parità vera. In Italia stiamo assistendo ad un degrado morale rapido e silenzioso, e per questo mi spaventa ancora di più, perchè accettato da tutti e favorito dalla colpevole complicità proprio di noi donne. Senza entrare nel merito della squallida vicenda di cui tutti sappiamo (lo scandalo della sanità in Puglia in cui venivano offerte prestazioni sessuali per ripagare medici e politici di ogni livello e se non sbaglio di diversi schieramenti, o per ottenere raccomandazioni) ieri ho visto una parte di Annozero di Santoro. C’era ospite la direttrice di “A”, che dopo l’intervista ad una escort ha espresso sdegno perchè queste ragazze guadagnano 1000 euro in una sera, mentre tante altre ragazze altrettanto carine che magari fanno le stegiste ne guadagnano 500 in un mese. Ha detto testualmente “altrettanto carine” non più brave, più preparate, più colte, più serie. Se una donna direttrice di un giornale rivolto a sole donne usa come unico parametro per indicare il valore di una donna la bellezza inferiore, vuol dire che non sbaglio quando dico che la mercificazione del corpo femminile nel nostro paese ormai è accettata come una cosa normale. Come faccio a convincere le ragazzine dell’oratorio in cui faccio l’animatrice a mettersi magliette decorose perchè il loro valore non si misura nei centimetri di pelle che lasciano scoperta se tutti, perfino le cosiddette femministe, mandano messaggi opposti e secondo me pericolosi quanto quelli lanciati dagli imam?
Cara Maria, ti ho letta solo ora e mi piacciono le tue riflessioni: cosa ne dici dei films e delle fiction che fanno al TV in ogni ora del giorno? Se dentro non c’è un rapporto sessuale visto come momento di svago (una volta ci si divertiva diversamente) o uno che ammazza l’altro, non lo guarda nessuno.
Come recuperare i valori della solidarietà, della coerenza, dell’amore vero? La donna è complice di certe situazioni, perchè il valore più importante oggi sono i soldi, la carriera, la bella figura. Blaterano tanto che il valore è la famiglia, ma nessuno ci crede poi tanto.
La TV cattiva maestra…….. ma questo argomento loo abbiamo già discusso con Piero un po’ di tempo fa.
ciao a tutti
riccarda