Il tempo dell’Avvento che stiamo vivendo ci prepara al Natale di Gesù, la seconda persona della SS. Trinità che si fa uomo per liberarci dal peccato e dalla morte eterna. La figura dominante in questo tempo liturgico è Giovanni Battista, l’ultimo grande profeta che viveva e predicava nel deserto, dormiva nelle grotte. Il Vangelo di S. Matteo dice: “Giovanni portava un vestito di peli di cammello con una cintura di pelle attorno ai fianchi; suo cibo erano le locuste (le cavallette) e il miele selvatico. Accorrevano a lui da Gerusalemme e da tutta la Giudea e si facevano battezzare nel fiume Giordano, confessando i loro peccati”.
Giovanni predicava la conversione a Dio e il perdono dei peccati, cioè un cambiamento radicale di vita. Aveva una voce tonante e: “Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, diceva loro: razza di vipere! Chi vi ha detto che scamperete all’ira imminente? Fate dunque frutti degni della conversione e non crediate di dire in voi stessi: “Abbiamo Abramo per padre”, perché io vi dico che Dio può far sorgere dei figli di Abramo da queste pietre… Ogni albero che non produce frutti buoni sarà reciso e gettato nel fuoco”.
Il Battista era venerato da tutti come un uomo di Dio e quando tuonava con la sua grande voce era credibile perchè la sua vita mortificata e tutta consacrata a Dio parlava per lui. Predicava usando parole di fuoco, gridava contro i rappresentanti del mondo ebraico nel quale doveva nascere Gesù, scuoteva i suoi ascoltatori facendoli riflettere. Chiedeva non qualche aggiustamento o ritocco dei costumi del tempo, ma un radicale cambiamento di vita. Perché questa violenza e queste accuse dirette? Giovanni era stato santificato fin dal seno di sua madre Elisabetta, cioè aveva fatto l’esperienza della santità di Dio e di conseguenza aveva un senso drammatico del peccato e della penitenza. Tre riflessioni:
1) – L’Avvento ci chiama a convertirci a Cristo, a vivere una vita di amore a Dio e al prossimo, ispirata al modello di Gesù, in contrapposizione alle mode del mondo. La fede non significa solo dichiararsi cristiani, ma vivere da cristiani, cioè da persone che sinceramente accettano e tendono a imitare l’esempio e la parola di Gesù. Il cristiano e le comunità cristiane dovrebbero dare modelli di comportamento diversi da quelli del mondo. Se nel mondo c’è l’egoismo, noi dovremmo dare l’esempio di altruismo, se nel mondo c’è tristezza e pessimismo, noi dovremmo essere ottimisti e gioiosi perché ci fidiamo di Dio nostro Padre misericordioso.
Oggi il nostro pericolo è di lasciarci omologare al mondo e alla società in cui viviamo, che spesso sono l’opposto del Vangelo e delle Beatitudini. Quando meditiamo il Vangelo e le Beatitudini, ci accorgiamo di quanto distanti siamo dal modello di Cristo e dei suoi Santi. Chiediamo al Signore la grazia di darci il senso drammatico del nostro peccato e di quello che ci manca per essere autentici seguaci di Gesù Cristo.
2) – Mi chiedo se noi preti siamo ancora capaci di scuotere chi ci ascolta, di mettere in crisi noi stessi e i cristiani del nostro tempo. Spesso ci accontentiamo di leggere il Vangelo edulcorandolo, di perderci in spiegazioni esegetiche e culturali, di predicare in modo accomodante in cui tutti si ritrovano.
Una delle mentalità più comuni nel nostro tempo è di lamentarci delle situazioni in cui viviamo, accusando gli altri, cioè non mettendo in questione noi stessi. I nostri discorsi sono spesso pessimisti, come i nostri giornali e telegiornali. Leggiamo e parliamo di corruzione, rapine, furti, ci formiamo l’idea che attorno a noi ci sono tanti malfattori, ladri e farabutti. Noi ci tiriamo fuori, la colpa è sempre degli altri. E’ un’immagine sbagliata: non ci sono i malvagi e i delinquenti in modo assoluto, come non ci sono i santi in senso assoluto. Siamo tutti un po’ santi e un po’ briganti, in modo diverso si capisce, ma solo Dio giudica conoscendo a fondo le singole persone.
Giorni fa vado dal parrucchiere. Ci sono alcuni uomini che aspettano, io leggo il giornale e sento che stanno parlando in questo senso: le cose vanno male, l’Italia è diventata invivibile per colpa del governo, dei sindacati, degli evasori fiscali, dei giornalisti, della mafia e della camorra che sono giunte anche a Milano. Poi il parrucchiere mi taglia i capelli, pago il servizio e chiedo: “Mi dà lo scontrino fiscale?” e lui dice: “Ma non è necessario, padre, lei è venuto a trovare un amico… “. Condannava gli evasori fiscali e non si accorgeva di essere anche lui uno dei tanti.
Oggi Giovanni Battista chiede a ciascuno di noi di ripensare alla nostra vita, di convertirci dei nostri peccati e comportamenti sbagliati secondo il Vangelo e le Beatitudini. Confessare i nostri peccati, non quelli degli altri.
3) – Il Battista, prima di predicare la conversione, si era messo lui stesso sulla via della conversione e raccomandava la penitenza. Viveva una vita austera, mortificata, nel silenzio e nell’isolamento del deserto.
Il mondo rifiuta il sacrificio, la rinunzia, la mortificazione, la sofferenza. Il cristiano sa che non c’è salvezza senza la Croce. Cari fratelli e sorelle, dobbiamo metterci anche noi in questa via di mortificazione e di conversione. Non possiamo andare nel deserto, non possiamo mangiare cavallette e miele selvatico, né vestire una pelle di cammello.
Ma possiamo e dobbiamo fare un po’ di silenzio nella nostra vita: ad esempio rinunziare a qualche chiacchiera inutile, a qualche distrazione televisiva. La tradizione cristiana nella quale siamo stati educati, ci ha lasciato la formula del “fioretto”, cioè la rinunzia volontaria a qualcosa che piace e che potremmo facilmente concederci, per mortificare il nostro corpo. Un santo ha scritto: “Dobbiamo mortificarci nelle cose piccole, per poter accettare gioiosamente le grandi rinunzie e sofferenze a cui la vita cristiana ci chiama”. Il rinnovamento della vita e il ringiovanimento dello spirito vengono da questa disponibilità alla voce del Battista che grida anche a noi: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Ogni burrone sia riempito, ogni colle sia abbassato, le vie tortuose siano raddrizzate e le aspre diventino piane. Così ogni carne vedrà la salvezza di Dio!”.
Piero Gheddo
Caspita, che botta!
ci hai dato una riflessione che dura più del tempo di avvento.
ciao e grazie