Ma questa è la scuola italiana?

 

 

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    Mi telefona una cara amica di una cittadina vicina a Milano, con 30 anni di insegnamento delle scuole elementari, per augurarmi Buon Anno e poi continua: “Più vado avanti  e più mi accorgo che di cinque in cinque anni i genitori dei bambini sono sempre più preoccupati di tutto, meno che dell’educazione e dei valori da trasmettere ai loro figli. Quel che importa è che il bambino non torni a casa scontento. Sono sempre pronti a mettere i puntini sulle i, ma educazione zero. Numerosi quelli che prendono la scuola come un parcheggio: io lavoro, il  mio bambino è custodito e basta. Bambini non controllati, non seguiti.

     “A volte mi metto a pulire le loro cartelle e dico al bambino: quand’è l’ultima volta che tua mamma ha guardato dentro alla tua cartella? Tiro fuori manate di carta, disegni stropicciati, senza il materiale che serve. Nella nostra città arriviamo al 45-50% dei bambini non italiani, sono bengalesi, singalesi, equadoregni, peruviani.  Queste famiglie, eccetto qualche caso, ci tengono di più all’istruzione, all’educazione,  chiedono se il bambino è educato, se si comporta bene. E’ duro dirlo, ma molte famiglie italiane non sono così. Gli immigrati fanno più figli e sanno educarli. Sono in condizioni peggiori delle famiglie italiane, ma fanno più figli e ci tengono ad educarli bene. Come fanno? Rinunziano a tante comodità e dimostrano che si può vivere bene anche in una povertà dignitosa.

 

     “E poi, com’è diventato difficile, anche nelle scuole elementari, fare certi discorsi. Per Natale il parroco voleva venire ad augurare il Buon Natale a tutti. Abbiamo dovuto mandare ai genitori una lettera nella quale chiedevamo se permettevano che il bambino partecipasse a questo saluto. Mamma mia! Ma un augurio o anche la benedizione del sacerdote non ha mai fatto male a nessuno. E ci sono italiani che dicono di no, mentre i genitori stranieri, in genere, rispondono che il loro figlio canta le canzoncine di Natale, partecipa al saluto del sacerdote….. Insomma, non possiamo più fare un passo senza avere il consenso dei genitori in tutto e per tutto.

 

     “Ci sono ancora delle famiglie italiane che si salvano, ma sono sempre meno. Dieci-vent’anni fa, c’erano mamme che venivano a chiederti notizie del figlio, come faceva, se si comportava bene, chiedevano consiglio; se c’è qualcosa da dire me lo dica pure. Adesso, se la maestra ha scritto un appunto sul quaderno del bambino, perché è già tre volte che viene in classe senza il quaderno, oppure perché per il terzo giorno consecutivo ha picchiato un altro bambino; la mamma viene a chiedermi come mi sono permessa di scrivere quelle cose sul suo tesoro.  Bisogna pesare e soppesare le parole. E’ vero, non bisogna offendere, ma dire lo stesso le cose che devi dire. Perché ci sono delle colleghe che ti dicono: ma chi te lo fa fare? Tu dì che va tutto bene e sei a posto. Ma non è giusto. La maestra non insegna solo delle nozioni, ma educa la personcina di cui ha la responsabilità.

     Oggi poi  è diventato difficile proporre cose che possano andar bene a tutti. Ad esempio, una volta la IV e la V si ritrovavano, anche fuori dell’orario scolastico, per celebrare la festa del IV novembre, le famiglie ci tenevano; oppure si andava in chiesa all’inizio dell’anno e i bambini venivano tutti. Queste cose non si possono più fare, ma non diamo la colpa al fatto che ci sono stranieri di religione diversa. Non è vero, ci sono italiani che della religione non glie ne importa assolutamente niente e vogliono che il bambino sia educato così.

     Ricordo che c’era un reduce dalla guerra in Russia che sapeva parlare ai ragazzi. Veniva in classe e raccontava la sua prigionia in Russia, le lunghe camminate sulla neve, la sofferenza della fame e altro. I bambini ascoltavano attenti, con la bocca aperta. Portava in classe i suoi scarponi come li aveva portati dalla Russia, con ancora la terra della Russia attaccata alle suole: un cimelio. Era un racconto educativo. Oggi non si può più fare. I genitori si scandalizzerebbero. I bambini non debbono soffrire di nulla, non possiamo parlare della morte, della sofferenza, i bambini debbono essere sempre contenti. Poi li lasciano allo sbando per ore davanti alla televisione in tenera età. Noi ci accorgiamo dai discorsi che fanno in classe, chiaramente televisivi. I bambini non debbono essere messi a confronto con la realtà, che è anche dolore, malattia, morte! L’importante è che non romano le scatole ai genitori.

 

      Ho ancora presente una bambina egiziana. Mamma e papà  erano due gioielli. La bambina si è presentata in prima elementare e aveva problemi di linguaggio. Il papà chiedeva di  fare il lavoro la notte per sei mesi, in modo da poter accompagnare la bambina due volte alla settimana per la logopedia. Quando gli ho detto che la bambina era curiosa, interessata a tutto e stava migliorando, quell’uomo, che era un armadio, si è messo a piangere. A quest’uomo e a sua moglie, una bellissima signora, ho chiesto se a Natale la bambina poteva cantare le canzoncine di Natale e hanno risposto: “Rania canta tutto, anche le canzoni di Natale. Rania deve sapere che ci sono anche le altre religioni”. Ci sono famiglie italiane che non vogliono, sono atee, i loro bambini debbono essere come loro. Nei primi anni che ero in scuola, si faceva la preghierina tutte la mattine, adesso non si può più. Noi insegnanti cattoliche in una scuola laica, abbiamo anche degli insegnanti che sono contro la religione e la Chiesa. Bisogna agire con calma ma una volta abbiamo bisticciato per le canzoncine natalizie.

 

     Purtroppo,  oggi la maggioranza delle famiglie non sono regolari. Anni fa facevamo fare il compito “La mia famiglia“ oppure “Mio papà e mia mamma” e venivano fuori dei bei temini che  commuovevano i genitori. Adesso non si può più perché molte famiglie sono irregolari e si mettono in difficoltà i bambini. Qualcuno viene fuori a dire: “Io ho due papà. Il mio papà vero e il mio papà finto”. Una mamma viene a dirmi che si è separata dal marito e mi consegna un foglio del tribunale e dice: se il marito viene a ritirare la bambina, non bisogna dargliela. La società non si rende conto che la separazione e il divorzio lo pagano i bambini. I genitori vogliono il diritto di fare quel che vogliono, ma al diritto del bambino di avere due genitori che si vogliono bene, chi lo rispetta? Quando i genitori si separano o divorziano, i bambini sono quelli che più ci perdono. Crescono male, hanno una ferita psicologica che li accompagnerà tutta la vita.

                                                                                       Piero Gheddo

 

 

2 pensieri su “Ma questa è la scuola italiana?

  1. mi sono commossa a leggere la lettera: questa lettera bisognerebbe mandarla alla Gelmini, ai ministri, che invece di fare gli “stupidi” pensassero un po’ davvero dove stiamo andando.
    Qualche volta è anche colpa nostra: per paura di non essere accettati veniamo ai compromessi.
    Vedo nella mia parrocchia: gli e le adolescenti di 16,17 anni non frequentano più l’oratorio e la chiesa perchè “ormai sono grandi e il mondo è così”. Ma chi lo ha fatto questo mondo? Vedo le ragazzine che vanno a tante attività, pagano pure per queste attività, e magari stanno agli stage tutto il giorno, e i genitori non dicono nnulla, anzi, fanno i salti mortali per portarceli. Se chiediamo un ora di formazione o un incontro, non hanno tempo.
    Vorrei dire alla maestra di andare avanti senza avere paura: dobbiamo avere il coraggio delle nostre idee anche se sembrano retrograde
    ciao riccarda

  2. Cara Riccarda, grazie della tua lettera e mi scuso di rispondere con ritardo. L’insegnante che mi ha telefonato va avanti e ringrazia dell’incoraggiamento che le dai. Pure un altro lettore, Fabio Papini di LIvorno mi ha scritto dichiarandosi d’accordo con quanto dice la signorina Luisa nella telefonata che ho riportato. E aggiunge che anche lui, insegnante nella scuola statale, ha più volte scritto a deputati e ministri, senza mai ottenere risposta.
    Cosa debbo dire? Il significato della “Nuova Evangelizzazione” a cui ci richiama Benedetto XVI è proprio questo: bisogna riportare la fede nella società e nelle famiglie, nella scuola e nell’università, nei giornali e nelle telefisioni, per poter poi avere un’atmosfera e una cultura generale meno materialista e dei giovani educati secondo quanto il Vangelo e la tradizione cristiana dicono. E’ un’attività diciamo missionaria che riguarda ciascuno di noi, ciascuna famiglia, scuola, giornale, ecc.
    La Chiesa istituzionale da sola non ce la fa! Come mobilitare i credenti e praticanti per la stessa meta? Si possono fare mille proposte. Il Blog che ho pubblicato appena prima di oggi 23 febbraio, sulle “Sentinelle del mattino”, è una delle decine e centinaia di iniziative ch nascono a questo fine. Preghiamo e abbiamo fiducia nello Sopirito Santo, impegnandoci ciascuno con passione, entusiasmo, spirito di sacrificio. Ciao a tutti e Dio vi benedica. Vostro padre Piero.

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