«Non ci sposiamo, stiamo bene così»

Una piccola esperienza scioccante, che, più o meno, molti lettori hanno già fatto. Mi capita di parlare a lungo con un bel giovanotto che si dichiara cattolico e manifesta buoni sentimenti. Ha 35 anni, un bel lavoro, di cui è contento e degli ottimi genitori. Gli chiedo se è sposato. Risponde di no, però è fidanzato da 11 anni e si vogliono bene.
Ma allora, perché non vi sposate?
Mio nonno, che era contadino, mi diceva sempre che d’estate bisogna lavorare duro e  mettere il fieno in cascina, perché poi verrà l’inverno.
D’accordo, ma la fidanzata lavora anche lei?
Sì, ha la mia età e lavora anche lei. Abbiamo già comperato una casa in cui andremo ad abitare quando sarà il momento.
E perché non subito, se sono 11 anni che vi conoscete e vi volete bene?
Perché per adesso stiamo bene così. Io lavoro molto e vado spesso fuori sede….
Cosa dicono i tuoi genitori?
Sono disperati, anche loro mi dicono quel che mi dice lei…

Dico all’amico che ho letto su una rivista inglese che, secondo dati scientifici, la donna dai 18 ai 25 anni ha il 90% di possibilità di rimanere incinta, dai 25 ai 30 l’80%, più avanza l’età e più il tasso di fertilità diminuisce rapidamente. Dopo i quarant’anni è difficile avere un figlio…. E si ricorre all’inseminazione artificiale… A me pare che se avete il primo figlio a 38-40 anni, quando questo bambino o bambina arriverà agli anni difficili dell’adolescenza, diciamo dai 12 ai 18, non avrà più due genitori, ma due nonni!

L’amico capisce cosa dico, ma ripete: “Però noi adesso stiamo bene così”. Non insisto e forse ho passato il limite della “privacy”. Chiedo scusa e aggiungo che mi sono permesso di toccare e insistere su questo tema come prete amico e perché gli voglio bene. Purtroppo casi come questo sono comunissimi e fa pena pensare che tanti giovani e ragazze, anche cattolici diciamo praticanti, pensano prima ai soldi, alla carriera, alla casa e poi alla famiglia e ai figli! Insomma, tutto viene prima della famiglia, anche per chi ci crede e intende formarne una. Ma quando finalmente si decidono, gli anni e le energie migliori se ne sono andati e allora conosciamo tutti uomini e donne che verso i 40 anni e anche dopo vogliono ansiosamente e a volte disperatamente un figlio, perché si accorgono che una convivenza o un matrimonio senza figli è come un albero da frutta che non dà frutti, come il famoso fico del Vangelo (Matteo 21, 19; Marco 11, 13-14; Luca, 13, 6-9). Cosa fare per capovolgere questa cultura e questa mentalità così diffusa?

Piero Gheddo

Che cosa hanno in testa i nostri giovani?

Sabato scorso, 25 aprile, nel telegiornale delle ore 20 su Rai Uno hanno trasmesso otto o nove brevi interviste a giovani italiani, dai 18 ai 25 anni. La domanda era questa: “Perché oggi in Italia si fa festa? Come si chiama questa festa?”. Nessuno ha risposto in modo preciso ed esauriente. Alcuni dicevano: “E’ la festa della liberazione”, ma alla domanda “Liberazione da che cosa?” nessuno sapeva andare oltre. Rispondevano: “Non so…” o qualcosa di equivalente come “Boh…”. Uno finalmente ha detto: “E’ caduto il regime fascista” ma non sapeva precisare come o perchè. Un altro: “Oggi non si va a scuola, a me basta questo”. L’intervistatrice insisteva e chiedeva: “In che anno è avvenuta questa liberazione?”. Anche qui vuoto assoluto. Due ragazze hanno risposto: “Nel 1944” una, ma l’altra subito dopo: “No, nel 1946”! Nessuna delle due e nemmeno nessun altro ha centrato, sia pure per caso, l’anno giusto 1945!

Spettacolo desolante e deprimente. Cosa hanno in testa e nel cuore i giovani italiani del nostro tempo? Come si può sperare di costruire un futuro democratico e pieno di ideali e di impegno civile per la nostra Italia, se i giovani sono in questo abisso di ignoranza, in questo sottozero culturale e patriottico? Noi anziani sopra i settant’anni giustamente ci appassioniamo, con il Presidente Napolitano e il Premier Berlusconi, di pacificare gli italiani della nostra età, ancora divisi (65 anni dopo!) da due diverse letture di quel tragico periodo della nostra storia, da cui è nata l’Italia attuale e la sua Costituzione. E poi scopriamo che molti giovani italiani non sanno nulla, non gli interessa sapere nulla, hanno ben altro in testa: divertimento, successo, salute, bellezza, carriera, soldi, apparenza, fama, vita facile con poco sforzo, ecc. Questi, in genere, appaiono gli ideali di vita di non pochi italiani e italiane delle generazioni più giovani. E non è tutta colpa loro!

E’ un segno macroscopico di quanto è disastroso il fallimento della società che abbiamo costruito noi adulti e noi anziani, con lo sfascio dei matrimoni (in continuo aumento i divorzi e le separazioni), delle famiglie e della scuola, il prevalere dei diritti sui doveri (l’aborto è un diritto della donna: e il diritto del bambino che viene ucciso?). La televisione ormai, in assenza d’altro, è il principale soggetto educativo delle nuove generazioni e fra i primi responsabili, credo, della decadenza morale e intellettuale di cui siamo spettatori impotenti. Come fa infatti ad educare se insegue solo o quasi un sempre maggior guadagno economico? La soluzione. Per noi credenti non c’è dubbio: ritornare a Cristo e al suo Vangelo. Ma questo non si può dire perchè la fede è un fatto privato, personale, giornali e televisione non ne parlano mai, in scuole e università è argomento tabù.

Piero Gheddo