È bello vivere con Gesù Risorto!

Sono passati pochi giorni dalla Pasqua, quando Gesù Cristo è risorto ancora una volta nel cuore di coloro (una schiera infinita, dice l’Apocalisse) che hanno ricevuto e mantenuto il dono della Fede. In quel giorno eravamo gioiosi, per la certezza che il Salvatore dell’umanità, con la sua morte in Croce e la Risurrezione ha sconfitto il male con il bene, ha pagato il prezzo dei nostri peccati, aprendoci la porta del Paradiso. In quel giorno festoso, nell’inno delle Lodi che iniziano la giornata, la Chiesa canta:

Sfolgora il sole di Pasqua,
risuona il cielo di canti,
esulta di gioia la terra.

Dagli abissi della morte
Cristo ascende vittorioso,
insieme agli antichi padri.

Accanto al sepolcro vuoto,
invano veglia il custode.
Il Signore è risorto.

Questo è il giorno che ha fatto il Signore, alleluia!
rallegriamoci ed esultiamo, alleluia!

Poi la Pasqua si è allontanata, l’abbiamo quasi dimenticata. Ma il tempo pasquale dura cinquanta giorni, fino alla Pentecoste. Anzi, il mistero della Pasqua abbraccia tutta la nostra esistenza. La gioia di vivere con Gesù risorto possiamo, dobbiamo viverla tutto l’anno, e rinnovare di anno in anno, per sperimentare, che la Fede nella Risurrezione di Cristo ci dà una marcia in più.

Infatti, il nostro tempo è caratterizzato dalla crisi di senso, specialmente i giovani non sanno più quale ideale può infiammare il cuore e stimolare anche a donare la propria vita; e la cultura della nostra società secolarizzata ha tolto Dio dall’orizzonte dell’uomo; e si limita agli aspetti materiali dell’esistenza che sfioriscono presto, non soddisfano più nessuno. Le ideologie atee (nazismo, comunismo, maoismo, castrismo), che hanno devastato il secolo scorso, sono state sconfitte dalla storia. In questo deserto, la Risurrezione è uno straordinario messaggio che dà speranza, perché Gesù Cristo è l’unico e vero Rivoluzionario della storia umana. Ha portato sulla Croce l’ideale di noi cristiani: non l’odio contro i nemici (come nazismo e comunismo), ma l’amore. Gesù ha dato la sua vita per noi, uomini peccatori. E poi è risorto, dandoci la certezza che risorgeremo anche noi, quando arriverà la nostra ultima ora. Il più tardi possibile, certo, ma questa è un’altra certezza della creatura umana: l’ultima ora arriverà per tutti.

Se, con l’aiuto di Dio, manteniamo la Fede e saremo giudicati veramente cristiani, cioè imitatori di Cristo: ecco che Gesù e Maria e tutti i Santi ci aspettano per accoglierci con loro in Paradiso, fra canti e squilli di trombe e angeli che ci rallegrano volandoci attorno, come nella Notte Santa della nascita di Gesù Bambino. Anche noi nasceremo per il giorno della felicità eterna, dove non ci sarà più luce di lampada o di sole, perché la Luce di Dio illuminerà e riscalderà tutti.

Questo scenario, a dir la verità, è solo una mia fantasia, ma credo, a 88 anni compiuti, di non essere molto lontano dal vero. Carissimi sorelle e fratelli che mi leggete. E bello vivere con Gesù risorto nella mente e nel cuore e tutti i giorni, quando ci svegliamo, iniziare la giornata dicendo a noi stessi: Gesù è risorto, alleluja! Piero, devi risorgere anche tu lodando e benedicendo Dio che ti dà una nuova giornata, esercitando l’amore e la carità verso tutti quelli ai quali puoi fare del bene.

Ecco, cari sorelle e fratelli, il nostro ideale cristiano: testimoniare, con la nostra vita, l’amore di Cristo nel mondo, nella famiglia, nella scuola, nel posto di lavoro, insomma, nella società in cui viviamo, che ha perso la bussola orientata verso l’orizzonte di Dio Creatore e Signore del Cielo e della Terra, e di Gesù Cristo, morto in Croce e Risorto. La Bussola siamo noi, discepoli di Cristo risorto, se diamo la nostra testimonianza di amore a Dio e al prossimo.

Potrei citarvi tanti testimoni autentici di vita cristiana, che ho conosciuto. Scusatemi se vi cito, non Rosetta Franzi e Giovanni Gheddo, miei genitori avviati alla beatificazione, ma il secondo dei loro figli, Franco (1930-1997), membro attivo dell’Azione cattolica negli anni giovanili e poi sindacalista e Segretario generale della Cisl a Torino (1979-1985), continuando a vivere e lavorare nella Cisl, creando opere che rimangono ancora. Mons. Franco Peradotto, pro-vicario generale dell’arcidiocesi di Torino, che l’aveva conosciuto bene, alla sua morte ha scritto: «Franco Gheddo ha dimostrato come si traduce in pratica la dottrina sociale della Chiesa, senza predicarla ma vivendola. Ho già incontrato persone lontane dalla fede che mi dicono: “Se il cristianesimo è questo, vale la pena di conoscerlo e di viverlo”.

Auguro a tutti una vita serena e gioiosa, nonostante le nostre croci, in compagnia di Gesù morto e risorto.

Questo è il giorno che ha fatto il Signore, alleluia!
rallegriamoci ed esultiamo, alleluia!

Quanti credono in Cristo risorto?

È passata da poco la Pasqua (12 aprile 2009). “Il Corriere della Sera” ha pubblicato (18 aprile 2009) questa notizia. Un sondaggio commissionato in Francia dal settimanale cattolico “Le Pélerin” (Il Pellegrino) “sulla credenza dei francesi nella risurrezione propria del Redentore, che viene proclamata nel Credo” rivela che “solo il 13 % dei cattolici crede nella risurrezione, mentre nel totale degli interrogati solo il 10% ci crede e il 14% ci spera; il 33% degli interrogati (il 40% dei cattolici) è persuaso che ci sia qualcosa dopo la morte, ma non sa di che genere; il 43% del totale e il 33% dei cattolici è persuaso che non ci sia nulla dopo la morte”; il 7% dei cattolici crede nella “reincarnazione” in questa vita! Questo in Francia, nonostante l’eccezionale fioritura della teologia e di tutte le scienze sacre nel Novecento!

Il direttore del settimanale afferma che “fare ammettere e comprendere la risurrezione resta la sfida per tutti i predicatori della recente settimana santa”. Senza alcun dubbio, il fondamento del cristianesimo è la Risurrezione di Cristo e la nostra risurrezione in Cristo alla fine dei tempi. Cioè la fede nel mondo soprannaturale, che non si vede e non si tocca, ma che noi crediamo per fede essere una realtà autentica, per la quale vale la pena di vivere la fede cristiana.

Lo stesso “Corriere”, nella stessa pagina e nello stesso giorno, pubblica un articolo sul tema: “Dialoghi sulla modernità: uno sviluppo fondato sui valori”. Ecco l’espressione magica: “i valori”, che sostituisce la fede in Dio, in Cristo, nella vita oltre la morte, nella Bibbia e nel Vangelo, nei Dieci Comandamenti e nelle Beatitudini! Filosofi, moralisti, politici, scrittori, intellettuali e quant’altro si interrogano su dove fondare lo sviluppo moderno per renderlo meno disumano. E rispondono: sui “valori”. Cioè sul bene comune, la pace, la giustizia, la solidarietà, il rispetto dell’altro, la democrazia, la legge e via dicendo. Del Vangelo si vuol prendere il messaggio (l’amore al prossimo, ecc.), ma non il messaggero, cioè Cristo.

Ma la storia ripetutamente dimostra che la cosiddetta “morale laica” e i cosiddetti “valori” non sono fondamenti così solidi da costituire un muro invalicabile per l’egoismo umano e una “regola di vita” capace di resistere all’usura del tempo e di ideologie e modelli di vita in continuo mutamento. Come diceva Paolo VI nel discorso della Pasqua 1970: “Anche i più importanti ed essenziali valori umani, separati da Cristo, si trasformano facilmente in disvalori”. Che fine ha fatto il valore della “pace”? Tutti dichiarano di volere e di lavorare per la pace, ma  le guerre non fanno che aumentare. E la “giustizia”? Il comunismo è nato con nobilissimi ideali (che i semplici comunisti nostrani sentivano e nutrivano in modo autentico), soprattutto quello della giustizia fra gli uomini. Eppure è difficile trovare nella storia un sistema di governo così ingiusto come i governi degli stati comunisti, atei per definizione!

Il sondaggio di “Le Pélerin” è un drammatico campanello d’allarme: se si facesse in Italia, quali risultati darebbe? Certo, in nessun passo del Vangelo si dice che dobbiamo essere in molti, che dobbiamo essere maggioranza, ma comunque il sondaggio provoca la Chiesa tutta, sulla nostra autentica e sostanziale fedeltà a Cristo e sul nostro impegno missionario di singoli credenti e di comunità ecclesiali.

Piero Gheddo

Buona Pasqua 2009

Pasqua: in ebraico “pasuq”, vuol dire “passaggio”, migrazione, transizione da una situazione peggiore ad una migliore. Per gli ebrei ricordava il passaggio dalla schiavitù dell’Egitto alla terra promessa da Dio a Mosè per il suo popolo. Ogni anno gli ebrei celebrano il ricordo di quella Pasqua, con riti e cerimonie: il sacrificio di un agnello a Dio per ringraziarlo, il pranzo in cui si mangia l’agnello con i pani azzimi, cioè non lievitati per indicare la novità della vita nella Terra promessa, e le erbe amare per ricordare la durezza della schiavitù in Egitto; e si beve il vino nuovo, ricordando l’attesa del profeta Elia che, secondo la tradizione ebraica, tornerà di nuovo ad annunziare l’arrivo del Messia promesso da Dio al suo popolo, il Figlio di Dio che libererà il popolo ebraico dal peccato e dalla morte.

Noi cristiani celebriamo la Pasqua ricordando quella che Gesù celebrò nell’ultima Cena con gli Apostoli e la Risurrezione di Cristo che dimostra la sua divinità e ci comunica il lieto messaggio della nostra Pasqua, del nostro passaggio dalla vita terrena a quella eterna che Gesù è andato a prepararci. La Pasqua che celebriamo oggi si compirà in modo definitivo con la nostra morte terrena e il passaggio alla vita eterna nell’amore e nella gioia di Dio.

Care sorelle e cari fratelli, siamo nel campo della fede e noi chiediamo a Dio la grazia di mediare a fondo queste verità per viverle nella nostra piccola vita. Tre significati della Pasqua per la nostra vita:

1)  Il bene vince sul male. Gesù risorto è una svolta nella storia dell’umanità e nella mia vita. Ringraziamo il Signore che è venuto a salvarci. Grazie, Gesù!

2)  La Risurrezione ci dà la certezza che risorgeremo anche noi e che il bene ha vinto il male. Ecco la speranza e l’ottimismo cristiani; da cui nasce la serenità della vita. Il cristiano, se si forma ad una lettura di fede della storia umana e personale, non può mai essere pessimista, scoraggiato, abbattuto. Nella vita, è vero, si ricevono botte che lasciano tramortiti: ingiustizie, violenze, fallimenti, calunnie, malattie gravi. Ma noi sappiamo che Cristo è risorto e che risorgeremo anche noi!

3)  Per risorgere dobbiamo essere con Cristo, conoscere e pregare Cristo, amare Cristo, imitare Cristo. Il vocabolo Pasqua deriva anche da “pesah”, cioè rimettersi in piedi, risorgere, ricominciare una vita nuova. La Risurrezione di Gesù non è solo nella vita eterna è anche nella vita nostra quotidiana: quando incontriamo Cristo, incomincia per noi una vita nuova, la perenne giovinezza della vita cristiana. Ecco l’augurio che faccio a tutti i miei lettori. Che oggi incominciamo anche noi con Cristo una vita nuova.

Piero Gheddo