Oggi, Giovedì Santo, la Chiesa ricorda l’Ultima Cena di Gesù con i suoi Apostoli, prima dei giorni tremendi della Passione e della morte in Croce. L’ultima Cena è l‘anticipazione sacramentale del sacrificio della Croce. Gesù dona se stesso al Padre per salvare gli uomini e istituisce il sacerdozio della Nuova Alleanza, cioè del Nuovo Testamento: “Hoc est enim Corpus meum… Hoc est enim Sanguis meum… Accipite et manducate… Accipite et bibite quod pro vobis tradetur… Hoc facite in meam commemorationem”. Un latino facile da comprendere: “Questo è il mio Corpo, prendete e mangiate… Questo è il mio Sangue, prendete e bevete quello che è dato per voi. Fate questo in memoria di me”.
Meditando su questo mistero divino, di Dio che si fa uomo e si offre in sacrificio per salvare tutti gli uomini, mi commuovo. Oggi infatti è la festa di noi preti. Gesù ci ha dato poteri divini, ripetiamo il sacrificio di Gesù, perdoniamo i peccati degli uomini, siamo (o dovremmo essere!) nel mondo un “altro Cristo”, parliamo in nome di Cristo e in nome della Chiesa che porta avanti nei secoli e nei millenni, con l’assistenza dello Spirito, l’insegnamento e il sacrificio di Gesù.
E penso che la nostra vita ha senso se ci facciamo dono, se ci mettiamo a disposizione degli altri. Il sacerdozio non è un potere, ma un servizio. Questo Gesù voleva dai suoi Apostoli, come sottolinea Giovanni raccontando la lavanda dei piedi degli Apostoli da parte dello stesso Gesù.
Quest’anno compio i 56 anni di sacerdozio e lo dico con sincerità: sono contento di essere prete e missionario e ringrazio spesso il Signore di avermi chiamato (e i miei genitori che hanno pregato per avere un figlio prete). Contento per due motivi:
1) La fede mi dice che il prete è “un altro Cristo”, rappresenta Cristo, di cui tutti hanno bisogno. Quindi la nostra vocazione è il massimo di realizzazione che potessimo sperare dalla nostra piccola vita. Diventando anziani lo comprendiamo sempre di più e questo ci rende felici, la mia piccola e debole persona si sente realizzata. Se a volte sono turbato dai dubbi e dalle tentazioni, mi chiedo: quanto conta la fede nella mia vita? Gesù è veramente al primo posto nei miei affetti e pensieri?
2) Il secondo motivo è questo. Sono convinto che tutti gli uomini e tutte le donne hanno bisogno di Cristo. Visitando poco meno di cento paesi in ogni continente mi sono reso conto di questo: anche quelli che non conoscono Cristo, anche quelli che non ci credono, anche quelli che l’hanno abbandonato, tutti aspirano a una salvezza, liberazione, felicità, che noi sappiamo vengono solo da Dio e dal Figlio suo Gesù Cristo. Ebbene, noi portiamo agli uomini l’unica ricchezza che abbiamo, Gesù, e questa ricchezza è tale che potrebbe rendere felici e liberi tutti gli uomini. E’ vero che molti non la accolgono, ma succede che noi preti siamo gli unici lavoratori a non andare mai in pensione, siamo sempre richiesti della nostra opera anche in tarda età: questo ci allunga la vita e ci rende felici, sereni.
Conclusione per chi è prete o si prepara al sacerdozio. Chiediamo al Signore di aumentare la nostra fede e di darci la forza di essere fedeli alle nostre promesse sacerdotali, per poter portare nel mondo la luce e la gioia di Cristo.
Conclusione per i laici cristiani. Pregate per noi sacerdoti, abbiate pazienza con noi, aiutateci.
Piero Gheddo