In Asia, l’India è il Paese non cristiano più vicino a Cristo

In giornali e televisioni italiani e occidentali si è verificato un fenomeno abbastanza nuovo, già registrato nell’estate 2007, quando il missionario del Pime  Giancarlo Bossi era stato per quasi un mese nelle mani dei guerriglieri islamici dell’isola di Mindanao nelle Filippine e poi liberato a fine luglio. Allora, la notizia della sua liberazione ha occupato la ribalta dell’attualità per lungo tempo, specie quando venne in Italia e raccontò la sua esperienza davanti a Benedetto XVI nella Festa della Gioventù a Loreto (settembre 2007). Era la prima volta che le vicende di un missionario italiano “facevano notizia” nell’informazione nazionale.

Così, nel settembre di quest’anno le persecuzioni anti-cristiane in India sono balzate alla ribalta in modo imprevisto. Tutto è iniziato in Orissa (uno dei 28 stati federati dell’Unione Indiana) il 23-24 agosto 2008 con gli assalti programmati a chiese, scuole, opere e villaggi cristiani. Il 5 settembre il bilancio era di 27 morti e circa 3.000 feriti oltre a decine di migliaia di profughi, parecchi dei quali fuggiti nelle foreste per evitare la morte. Dopo la reazione dell’opinione pubblica mondiale e di diversi governi occidentali (anche il nostro ministro degli esteri Frattini ha convocato l’ambasciatore indiano per esprimere la condanna del popolo italiano), il governo indiano di New Delhi è intervenuto mandando l’esercito, che ha presidiato chiese e villaggi cristiani e ha imposto il coprifuoco nei distretti più a rischio, sparando a vista contro le bande di estremisti indù. Comunque, a fine settembre il terrorismo contro i cristiani continua in Orissa, anche se con intensità minore, ma si è esteso ad altri stati indiani, specie il Tamilnadu e il Karnataka nel sud del paese.

Tutto questo è segno di una reazione del popolo, strumentalizzata da partiti e movimenti politici per la conquista del potere, contro le missioni cristiane (cattoliche e protestanti) che con i loro interventi sociali ed educativi aiutano i “fuori casta” (o paria) ad istruirsi ed elevarsi socialmente, distruggendo così dall’interno la caratteristica fondamentale della società indiana stratificata nel sistema delle caste. Noi occidentali non comprendiamo l’India perché ci sfuggono l’induismo e l’importanza anche religiosa delle caste, abolite dalla Costituzione fin dall’anno dopo l’indipendenza (cioè nel 1948), ma che contano molto nella vita del popolo meno evoluto, mentre il loro impatto sta diminuendo e a volte quasi scomparendo nelle città e nelle fasce più elevate della società.

Questo è un discorso da approfondire e lo faremo un’altra volta. Oggi intervengo per dire che, avendo visitato molte volte l’India e studiato la sua storia, cultura e religione nazionale (l’induismo), mi sono reso conto della verità di quanto dicono i missionari italiani del Pime che ci vivono da decenni e di cui mi sono reso conto anch’io visitando tutta l’Asia. Fra i paesi pagani (non cristiani) asiatici l’India pare il più vicino a Cristo, nonostante la persecuzione di questi tempi. Questo per tre motivi.

1) Motivo religioso. Nella cultura popolare indiana è molto forte il richiamo a Dio, il riferimento alla divinità in tutti gli avvenimenti della vita, il senso della presenza continua di Dio nella società e nei singoli individui. Questo viene dall’induismo ma anche dalla lunga presenza degli invasori e imperatori persiani e arabi, che hanno governato l’India dal secolo XVI al 1858 (quando è iniziata la colonizzazione inglese), unificandola per la prima volta sotto la spada dell’islam. L’influsso religioso dell’islam sulla cultura indiana è stato molto forte, per il passaggio dal politeismo al monoteismo nella sensibilità popolare. Dall’islam viene anche, purtroppo, la conversione di grandi masse di popolo indiano al Corano e alla comunità islamica, che è stata la radice della separazione fra India e Pakistan (e poi Bangladesh) nel 1947 e 1972. Comunque, la religiosità nel popolo indiano è fortissima, ben più che in altri popoli asiatici (cinese, giapponese, ecc.) e pare resistere bene alla secolarizzazione molto meglio che altrove in Asia.

2) Secondo motivo culturale. Con l’occupazione coloniale inglese a metà del secolo XIX incomincia in India la modernizzazione del paese, la spinta per il nazionalismo politico e culturale e la rinascita dell’induismo, riconosciuto come religione nazionale del paese. Alla base del nazionalismo indiano c’è quindi la religione, mentre in Europa abbiamo avuto le ideologie atee e anti-clericali, illuminismo, massoneria, filosofia idealista, liberalismo, marxismo, nazismo. Ecco perché la religione conta molto nella cultura e nella politica indiana, molto più che nella nostra Europa e in altri paesi asiatici non cristiani (Cina Giappone, ecc.). In India l’ateismo non esiste, l’abbiamo importato dall’Occidente con alcune ideologie post-illuministe che si sono affermate anche in quel paese-continente (l’India ha circa un miliardo e 50 milioni di abitanti, 28 stati confederati più vari “territori” speciali), 18 lingue ufficiali, oltre all’inglese lingua franca, ecc.)

3) Il terzo motivo è quello specifico del riformismo indù, iniziato alla metà del 1800 sotto l’influsso delle missioni cristiane. L’induismo era rimasto immobile per migliaia di anni (per capire l’India è indispensabile capire l’induismo, lo spiegheremo un’altra volta), ma confrontato con la vita e le idee moderne portate dalla colonizzazione e dalle missioni cristiane, ha avuto una lunga serie di riformatori, parecchi dei quali si ispiravano tra l’altro ai principi evangelici: dignità della persona umana, amore al prossimo, uguaglianza di tutti gli uomini di fronte a Dio, uguaglianza tra uomo e donna, solidarietà con i più poveri, ecc. Basta ricordare Gandhi (la sua teoria della non violenza veniva dalle Beatitudini, come diceva lui stesso), Vivekananda, Aurobindo, Tagore, Vinoba Bhave. Quando nel febbraio 1986 Giovanni Paolo II ha visitato l’India per 12 giorni (il suo più lungo viaggio inter-continentale), ha reso omaggio alla religiosità del popolo indiano e ai suoi “guru” (maestri spirituali) con espressioni veramente significative. In fondo, l’India è l’unico paese in Asia che ha una vera religione nazionale, oltre ai paesi islamici e all’unico cristiano, le Filippine. Il buddhismo ad esempio non è una religione ma una filosofia di vita, una saggezza laica, umana, che non parla mai di Dio. Secondo la mia esperienza, e conoscendo la forza e la bellezza della Chiesa indiana (che risale all’Apostolo San Tommaso), penso che questo paese rappresenti, nel panorama asiatico, una speranza per la diffusione del Vangelo e del cristianesimo. Meriterebbe molta più attenzione nei nostri discorsi e programmazioni sul futuro della missione alle genti.

Piero Gheddo

Vale più un orso o un bambino?

Forse, cari amici, vi è sfuggito che all’inizio di questo settembre 2008 al Tg1 della Rai per tre volte hanno chiuso il telegiornale delle 20 con un servizio dedicato alla disavventura di alcuni orsi bianchi (una decina) alla deriva su un grande iceberg nelle regioni del Polo Nord. Apriti cielo, ambientalisti angosciati che si stracciano le vesti e urlano strali contro lo sviluppo e contro il riscaldamento generale del clima che fa sciogliere i ghiacci del Polo Nord e causa la morte di questi poveri orsi. Certo faceva pena vedere quei poveri animali vagare su quell’iceberg senza trovare una via d’uscita, probabilmente condannati alla morte per fame, anche se, tuffandosi nelle acque gelide, qualche pesciolino lo trovavano sempre. Ma per mantenere un bestione di due tonnellate, ci vuol altro!

Però mi chiedevo: vale più un orso o un bambino? Perché i bambini che muoiono di fame o di sete sono migliaia e migliaia in Africa, in Birmania, in tante altre regioni povere o sconvolte da guerre. Quando mai il Tg1 in prima serata dedica tre servizi di seguito per parlare di questa tragedia umana che dovrebbe commuovere e muovere tutti? Tanto più che, mentre l’andamento del clima mondiale non si capisce ancora bene da cosa dipende, la fame e la sete di decine di milioni di uomini, donne, bambini dipende in gran parte dall’egoismo dell’uomo. E’ un segno macroscopico di quanto ingiusta e disumana è la società in cui viviamo.

Ancora. A volte alle 20 vedo il telegiornale di Canale 5, al termine del quale quasi sempre, quasi tutte le sere ripeto, verso la fine c’è un servizio sui cani, sui gatti, sugli uccelletti da tenere in casa o altri animali domestici e selvatici. Un martellamento animalista continuo, mentre le tragedie del genere umano trovano scarsa eco sui nostri media. Possibile che le cassandre ecologiste e animaliste trovino sempre spazio a loro disposizione e i popoli poveri vengono alla ribalta solo quando ci sono catastrofi immani? Si tratta forse di un progetto ben orchestrato di disinformazione quotidiana? Comincio a pensarlo.

È un segno inequivocabile della nostra società, come lo spettacolo che vedo spesso qui a Roma, ma forse più ancora a Milano, di molti che portano a spasso il cane o cagnolino di casa. Si vedono anche bambini nella loro carrozzina. Molti animali, pochi bambini. Un’immagine su cui riflettere. Buona giornata a tutti e Dio vi benedica.

Prego per Alitalia

Cari amici, ieri è venuta a trovarmi una signora romana con il figlio di 14 anni. Parlavamo di un’adozione a distanza che la famiglia ha in Birmania e spiegavo la difficile situazione in cui si trovano quella Chiesa e quel popolo. Il ragazzo non stava fermo, forse quel che dicevo non gli interessava. Inutili i richiami della mamma.

Mi viene in mente di dirgli: “Sai che domani incomincio a scrivere sul Blog dei missionari del Pime?”. Il vocabolo “blog” l’ha subito interessato e s’è messo lui a spiegare alla mamma cosa è un “blog”. Veramente lo spiegava anche a me perché non mi sono mai interessato di questo “oggetto misterioso”. Mi davo arie di essere un esperto, ma in pratica quel ragazzotto che prima non parlava, s’è messo a disquisire di “blog” come un esperto! E faceva capire anche a me tante cose.

Il fatterello mi ha colpito e fatto riflettere. Incomincio oggi a mandare agli amici il mio messaggio non dico quotidiano, ma spero abbastanza frequente. Ho una vasta esperienza del mondo missionario e tante cose da dire, seguendo anche l’attualità ma non solo. Vi racconterò anche avventure di missione che mi sono capitate o che ho sentito raccontare dai missionari e poi risponderò alle vostre domande e curiosità.

Oggi vi voglio solo dire che seguo convivo interesse le vicende della nostra Alitalia, alla quale sono affezionatissimo perché sono stato con lei a Bombay, Bangkok, Hong Kong, Tokyo, Manila, Singapore, Città del Messico, Buenos Aires, San Paolo, Santiago del Cile, New York, Johannesburg, Nairobi, Addis Abeba, Kinshasa, Lagos, Abidjan, Dakar, Cairo, Tripoli, Istanbul…. E potrei continuare per un po’, ma è solo per dire che Alitalia è la bandiera italiana nel mondo e mi spiacerebbe molto se fallisse.

Io prego per Alitalia. Cari amici,è pregate anche voi e Dio ci aiuterà tutti. Ciao a arrivederci da vostro padre Piero Gheddo.

Una nuova avventura

Nel 2005 ho incontrato in India un caro confratello. Da parroco di un grande distretto missionario a incaricato di un compito importante e delicato che l’aveva costretto a cambiare lavoro, interessi, ritmo di vita. Gli dico: «Hai un bel coraggio ad accettare questo nuovo impegno, alla nostra età». Lui risponde sorridendo: «Il missionario dev’essere flessibile, disposto a tutto, anche a cambiare vita. Il Signore ti aiuta sempre».

Cari amici lettori, lo stesso è capitato a me. Inizia anche per me una nuova avventura che affronto con lo spirito di sempre, giovanile e pieno di speranza, non nelle mie forze, ma fiducioso nell’aiuto di Dio. Debbo imparare un nuovo tipo di giornalismo, un nuovo linguaggio per trasmettere l’ideale missionario, al quale ho consacrato tutta la mia vita. Da ottobre 2008 la mia rubrica «Armagheddo», dopo cinque anni su Mondo e Missione, si trasferisce in internet e diventa un blog in questo sito www.missionline.org. Non sarà più una rubrica mensile, ma quasi quotidiana, nella quale commenterò i fatti del giorno ricordando anche le mie avventure missionarie o quelle che ho conosciuto e giudicando gli avvenimenti, spero, alla luce del Vangelo.

È una novità positiva, anche se ancora tutta da inventare. Potete scrivermi, dicendomi il nostro parere. Vi ricordo anche il mio sito: www.gheddopiero.it e la «finestra» mensile su Mondo e Missione, dal titolo «Internos».