Cosa ci dicono i martiri cristiani

 

 

    Nell’ultimo mese diverse parrocchie hanno esposto la mostra “Beati i perseguitati  per causa mia – 12 storie di martiri del nostro tempo” realizzata dal Centro missionario Pime di Milano. Il tema è di stretta attualità. Quasi ogni giorno le cronache portano alla ribalta casi di martiri cristiani che succedono in paesi islamici (Iraq, Egitto, Pakistan, Sudan, Turchia), comunisti (Cina, Vietnam, Laos) o altri come India e Birmania. Ho tenuto diverse conferenze in parrocchie della Lombardia raccontando alcuni fatti di martirio di cui sono stato testimone, per dare un’immagine concreta del fatto che dare la vita per Cristo è una realtà molto attuale nel mondo in cui viviamo. Poi ho risposto alla domanda “Perchè il martirio?” in tre parti:

 

      Primo – Motivo teologico. Gesù è stato il primo martire della sua missione di rivelare il Volto e la Parola di Dio: “Sono venuto a dare testimonianza alla verità” (Giov. 18, 37). Ed ha preannunziato la stessa prova per la sua Chiesa: “Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Giov. 15, 20);  “Beati voi quando vi perseguiteranno a causa del mio nome” (Mat. 5, 11; Luc. 6, 22). Persecuzione e martirio non sono quindi una sventura, un fatto negativo, ma una grazia, un dono di Dio alla Chiesa e all’umanità, che suscita nuovi cristiani. Se la Chiesa non avesse più martiri e persecuzioni dovremmo chiederci: è ancora la Chiesa di Cristo?

  

     Secondo – Motivo politico-sociale. I cristiani e la  Chiesa, vivendo secondo il Vangelo,  danno fastidio perché Gesù è l’unico vero rivoluzionario nella storia dell’umanità: ha portato la rivoluzione dell’amore. Il punto di riferimento della storia umana è Gesù Cristo, i secoli e i millenni si calcolano in questa prospettiva: prima e dopo Cristo, proprio perché l’insegnamento di Gesù, con il Vangelo e la sua vita, va contro corrente rispetto alle credenze e ai modi di agire del mondo. Verità e valori cristiani non sono presenti in altre religioni e culture: il Dio personale che è amore; la dignità assoluta di ogni uomo “creato ad immagine di Dio”; l’uguaglianza fra tutti gli uomini e tra uomo e donna; il perdono delle offese, ecc. La “Carta dei diritti dell’uomo” dell’Onu (1948) viene da questi insegnamenti di Gesù Cristo. Tutti gli stati l’hanno firmata, ma poi il mondo, per l’egoismo umano, va in  un altro senso. Le comunità cristiane e la Chiesa sono perseguitati perché tentano di vivere secondo il Vangelo e danno ad ogni uomo, anche agli ultimi, la coscienza della propria dignità. Molti esempi dall’India, dai paesi islamici e comunisti, ecc.

 

     Terzo – Cosa ci dicono i martiri cristiani. Il cristiano che vive secondo il modello di Cristo va contro-corrente rispetto al mondo che tende a omologare tutte le persone e le famiglie: stesse mode, stessi costumi, stesse abitudini, stessi discorsi, stesse televisioni, ecc. Quante volte noi sacerdoti, confessando, sentiamo dire: “Ma padre, ormai fanno tutti così!”. Il cristiano non si lascia omologare, ciascuno di noi è chiamato al “lento martirio quotidiano della vita secondo il Vangelo”, che porta inevitabilmente a percorrere con Gesù la Via Crucis e la Passione.

      Siamo chiamati ad amare e imitare Gesù per testimoniare nel nostro tempo la verità della fede cristiana. Il 28 giugno 2010 Benedetto XVI ha fondato il “Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione”, per “riportare alla fede i popoli di antica cristianità”: cioè il popolo italiano, i popoli europei. La “nuova evangelizzazione” è affidata anzitutto e soprattutto ai laici. L’uomo moderno è stanco di discorsi e di documenti, vuol vedere nei cristiani, nelle famiglie e nei giovani cristiani, il Vangelo vissuto oggi, nelle nostre comuni situazioni di vita. Tutti siamo chiamati alla santità e ciascuno deve interrogarsi sulla sua fede: cosa conta per me Gesù Cristo? I  santi del nostro tempo evangelizzano. Esempio del servo di Dio Marcello Candia, morto anche lui martire della carità (1915-1983).  

                                                                                       Piero Gheddo