“L’Agenzia culturale” di Milano e la sua missione

Penso che molti ricordino il “Progetto culturale” che il Card. Camillo Ruini, allora Presidente della CEI, lanciò negli anni novanta, per sollecitare i cattolici ad essere più presenti nella comunicazione, nei mass media e nei circoli culturali che influenzano l’opinione pubblica in misura crescente. Negli ultimi tempi infatti si stanno moltiplicando i Siti internet  cattolici, di diocesi, parrocchie, centri culturali, associazioni, istituti religiosi e missionari, ecc. Il Pime, in Italia, ha 20-25 Siti internet, senza contare quelli dei singoli missionari e delle missioni! Ciascun Sito ha i suoi lettori ma, come abbiamo sperimentato con la stampa missionaria, è molto difficile coordinare e sintetizzare. Questo vale anche per i Circoli culturali cattolici, oggi molto numerosi, per dibattere e diffondere una lettura evangelica dei temi d’attualità.

L’idea di iniziare un Sito che ha per oggetto la ricerca e la diffusione di articoli, che possano costituire un orientamento e una guida nell’agire quotidiano, è venuta ad un gruppo di amici cattolici milanesi, presieduti dal notaio Angelo Giordano, nel 2003 si sono costituiti in associazione senza fini di lucro col  nome di “L’agenzia culturale” (www.lagenziaculturale.it  Mail: info@agenziaculturale.it ).  Prima è nata l’edizione cartacea dell’Agenzia, di recente l’edizione on line, ancora ai primi passi ma già merita una segnalazione per i suoi contenuti. Fin dall’inizio l’Agenzia pubblica il bollettino settimanale  (formato A4) “La Nostra Rassegna Stampa” , che consiste in tre parti:

–         le prime sei pagine riportano una decina di articoli dai quotidiani nazionali meritevoli di lettura da parte di un cattolico che voglia essere informato su temi religiosi, etici, sociali, culturali e d’attualità;

–         le due pagine centrali sono dedicate alle parole del Papa la domenica mezzogiorno prima dell’Angelus;

–         le ultime sette pagine contengono uno studio de “La Civiltà Cattolica”, il quindicinale dei gesuiti (le cui bozze sono riviste e approvate dalla Santa Sede), che approfondisce i temi d’attualità interessanti per la Chiesa.

Ecco gli ultimi fascicoli: il 218 riporta il testo del padre Jorge Mario Bergoglio su “Il pluralismo teologico” (com’è possibile avere una fede unica e varie correnti teologiche?); il 219  presenta  “Il caso Malala, L’istruzione contro la violenza”, che illustra bene la situazione del Pakistan, con tanti bambini e bambine senza scuola e sfruttati per lavori pesanti. Il 10 dicembre 2014, una ragazza di 17 anni, Malala, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace. Condannata a morte dai talebani (che nel 1912 le hanno sparato in volto tre colpi) è riuscita a mandare a scuola tante bambine e ragazze, portando alla ribalta nel suo paese il diritto dei minori, e specialmente delle femmine, alla scuola; il n. 220 ha un interessante studio su “L’Isis e la tattica della spettacolarizzazione della violenza”; e il n. 221 (19 aprile 2015) è un testo, oggi di eccezionale interesse, su “La questione armena negli Archivi ecclesiastici”, partendo dai primi massacri sistematici degli armeni (1894-1896) e poi negli anni seguenti, fino  al 1915-1918 e anche dopo. Una documentazione impressionante con lettere di Papi e Nunzi apostolici, Patriarchi  e Vescovi cristiani, sacerdoti e semplici fedeli, in maggioranza testimoni oculari che raccontano crudeltà raccapriccianti. L’Autore del IV volume, il gesuita Georges-Henri Ruyssen, non parla mai di “genocidio”, riporta solo i testi dei documenti in modo imparziale (ci sono anche notizie di capi islamici che hanno salvato gli armeni a rischio della vita!). Al termine del volume si interroga su chi era il responsabile di questa mattanza organizzata e sistematica. Avanza diverse ipotesi e chiude scrivendo: “La cosa certa è che l’ampiezza della repressione tanto sproporzionata e l’entità dei massacri non erano mai state raggiunte nella storia moderna”.

Leggo da diversi anni la Rassegna Stampa che pubblica l’Agenzia culturale e trovo sempre materiale interessante, per le “buone notizie” che danno ottimismo e speranza (quante novità positive ci sono anche in Italia che spesso sfuggono) e per i testi che descrivono e giudicano i temi di attualità secondo la logica del Vangelo. La Rassegna Stampa è un vaccino intellettuale e spirituale. Ci lamentiamo per l’“inquinamento dell’aria”, pericolo di cui siamo ben  avvertiti, ma non teniamo presente l’”inquinamento dello spirito” che viene dalla congerie di “notizie negative” che ci intossicano. Ogni storia di persone o di paesi è una storia sacra, perché Dio è presente. L’importante, per me piccolo uomo, è vedere in profondità la storie umane, là dove Dio è presente.

Ecco, L’Agenzia culturale compie questa missione. Iscritta tra i Centri Culturali cattolici (che a Milano e dintorni sono 180), intende promuovere una più stretta collaborazione tra questi Centri, segnalando le loro attività nel proprio Sito, rivolgendosi anche a parrocchie, Centri missionari, scuole e case di cura a conduzione cattolica (che sono davvero tante), per diffondere una cultura volta a promuovere il bene comune, di cui il mondo d’oggi ha tanto bisogno.  L’Agenzia Culturale di Milano ha sede in Via Locatelli, 4 e il suo Sito, dal quale è scaricabile integralmente la Rassegna Stampa, è www.lagenziaculturale.it

Piero Gheddo

27 aprile 2015

 

Un missionario indiano nel Nord Camerun

Il Nord del Camerun è pesantemente infiltrato dai Boko Haram che arrivano dallo stato di Borno nel nord della Nigeria, dove è già vigente la legge coranica “sharia” e quasi ogni giorno ci sono scuole e villaggi cristiani vittime degli estremisti dell’islam. Il confine tra Camerun e Nigeria, lungo più di 2.000 km, passa in foreste e steppe senza alcuna barriera divisoria. I Boko Haram entrano facilmente e reclutano giovani musulmani disoccupati, mandando 250 dollari al mese alle loro famiglie (insegnanti e infermiere guadagnano circa 70-80 dollari); se poi questi giovani vogliono ritirarsi, tagliano la gola a loro e ai loro famigliari in Camerun; assaltano villaggi, fermano pullman di servizio statale facendo strage dei musulmani che non sanno leggere il Corano e degli uomini cristiani; portano in Nigeria le loro donne e i bambini come ostaggi. Le ambasciate occidentali hanno ordinato ai loro cittadini di ritirarsi dal Nord Camerun, diviso dal Sud, dove l’islam è poco presente, da 900 km di foreste.

Chi è rimasto nel Nord? Missionari e suore per assistere i loro cristiani. Il Nord Camerun ha circa 7 milioni di abitanti, 1,5 musulmani e 350.000 cristiani, ma la maggioranza della popolazione è ancora animista e diverse tribù tendono a convertirsi a Cristo. Siamo in una vera missione ad gentes. Se nel Nord non ci fosse personale religioso straniero, le quattro diocesi locali non potrebbero sopravvivere. Dal 1967 il Pime è presente nel Sud Camerun e nel Nord dal 1974, dove lavora in due diocesi (Maroua e Yagoua), soprattutto in due tribù, Ghizigà e Toupurì, con una dozzina di preti e fratelli, fra i quali il sacerdote indiano Xavier Ambati, che ha una storia interessante.

Nato nel 1968 a Nandigama in Andhra Pradesh da genitori che erano insegnanti in scuole luterane e ancor oggi Xavier parla con ammirazione della rigorosa formazione dei luterani. A 22 anni, quando già studiava all’Università, si è convertito alla Chiesa cattolica ed è stato ordinato sacerdote del Pime nel 2003. Da 11 anni è nel Nord Camerun, negli ultimi anni a contatto con l’islam estremista e i Boko Haram. All’inizio è stato a Mouturwa, parrocchia fondata e poi consegnata al vescovo locale. Padre Xavier è andato a Kousseri (città islamica, 100.000 abitanti) ai confini con Ciad e Nigeria, dove padre Giovanni Malvestio stava costruendo chiesa, scuola e varie opere parrocchiali per i pochi cristiani della città. Mentre era a Kousseri, da lunedì a venerdì Xavier andava a fondare la Chiesa a Wazà vicina all’omonimo Parco nazionale e a 7 km dalla Nigeria, sabato e domenica tornava a Kousseri per aiutare nella pastorale domenicale.

Padre Ambati nei villaggi animisti e musulmani

Intervistato a Milano, padre Xavier racconta: A Wazà un missionario francese aveva costruito una grande sala in muratura che serviva da chiesa e da luogo di riunione e scuola. Non avevo casa e dormivo su un materassino in chiesa. Portavo con me 5-6 giovani cristiani di Kousseri, incontravamo la gente, si parlava di Gesù Cristo e della Chiesa, si girava nei villaggi a cercare i cristiani, ma erano pochi. Ci facevamo conoscere come missione cattolica che doveva nascere a Wazà, lasciando immagini di Gesù e della Madonna nelle loro capanne. Chi era interessato al cristianesimo ci dava il suo nome e promettevamo di ritornare. Io parlavo francese, i giovani traducevano nella lingua locale. A volte celebravo la Messa con la cappella piena di gente ma le comunioni erano poche, oltre a quelle dei miei giovani. In sei-sette villaggi ho costruito la cappella in fango e paglia, come segno che volevano conoscere il cristianesimo. Nel 1913 i Boko Haram si sono infiltrati in Camerun dalla Nigeria, l’esercito camerunese è intervenuto e a Natale e Pasqua 2013 quando celebravo la Messa, i soldati che difendevano la chiesa erano trenta, la gente quasi tutta animista. In quelle regioni di frontiera fra cristianesimo e islam, se non prendiamo subito gli animisti, diventano musulmani. Nel mondo moderno, l’animismo non conta più niente, quindi bisogna scegliere: o diventare cristiani o essere costretti a diventare musulmani. Con i ragazzi cattolici che venivano con me, portavamo da Kousseri qualcosa da mangiare, ma in genere mangiavamo quello che avevano le famiglie dei villaggi. A volte io comperavo nei mercatini locali del miglio e mangiavamo polenta di miglio con qualche famiglia; e con la polenta qualche pesce secco e altri animali di foresta come i topi e qualche erba di foresta bollita. La gente mangiava quello e anche per noi, mattino, mezzogiorno e sera il nostro cibo era quello. Una vera penitenza ma anche i ragazzi con me la facevano volentieri.

Un “Campo di lavoro” per i giovani camerunesi

Il Natale 2012 è stata una delle feste più solenni che ho celebrato a Wazà, poco prima che arrivassero i cinesi. Per prepararci al Natale, ho organizzato, con l’aiuto di padre Giovanni Malvestìo e del sacerdote diocesano don David Menema (suo collaboratore a Kousserì), un “Campo di lavoro per giovani” di cinque giorni come si fa in Italia. In quella cittadina isolata vicina al Parco Nazionale, è stato un successo notevole, anche perché il Natale è sentito dai musulmani come una festa religiosa popolare di tutti.

La vigilia del Natale sono andato da Kousserì a Wazà con un seminarista e sei giovani cristiani, accolti bene dalle autorità civili, dai leader tradizionali e delle altre religioni. Dopo cena, abbiamo preparato la Messa del Natale, spiegando il significato della festa, insegnando alcuni canti e mostrando concretamente come si celebra la Messa del giorno dopo con musica, canti, candele, incenso e una processione alla quale partecipano tutti. Il giorno di Natale che era una domenica, abbiamo celebrato la Messa, alla presenza delle autorità di Wazà, molti giovani e gente del posto. Una cerimonia e una festa così solenne non l’avevano mai vista.

Dopo pranzo si è visitato un villaggio a 15 km dal centro chiamato Tagawa, con abitanti tupurì e massà. Hanno partecipato i giovani di Wazà e Kousserì e alcuni funzionari locali e abbiamo entusiasmato il villaggio con animazioni nella loro lingua e subito dopo parecchie famiglie hanno espresso il desiderio di diventare cristiane. Il leader locale dell’islam ha incoraggiato la gente a costruire una cappella per pregare assieme, cosa che poi abbiamo fatto! Il lunedi siamo andati a visitare altri due villaggi: Jiguina (15 km) con una sola famiglia cattolica e tutti gli altri musulmani; nel secondo, Madà (a 5 km), c’era una donna protestante. In ambedue i villaggi abbiamo presentato il Vangelo, insegnando il Padre Nostro. Il giorno dopo abbiamo visitato il villaggio di Bonderi con un programma simile, ma questo villaggio è composto di 50 famiglie di religione tradizionale e alcune famiglie cristiane di cui tre cattoliche e 1 protestante che desidera entrare nella famiglia cattolica. In questo villaggio c’era più tempo e abbiamo benedetto le capanne e visitato i malati e la gente ha espresso il desiderio di avere una presenza regolare del sacerdote. L’ultimo giorno abbiamo ancora celebrato la Messa a Wazà attirando molte persone e famiglie e poi abbiamo chiuso il Campo con la promessa di farne un altro per Pasqua.

Questi cinque giorni sono stati molto positivi, sia per l’entusiasmo dei giovani locali e di quelli che mi accompagnavano da Kousserì, sia perché si è dimostrata importante la presenza del seminarista della diocesi di Yagoua, mandatoci del suo vescovo, che durante tutto il tempo di permanenza ha guidato la preghiera della sera e il Rosario, facendo una piccola catechesi quotidiana ai giovani presenti. Proprio questi giovani locali hanno preparato la nostra venuta provvedendo al nostro vitto e alloggio nel miglior modo possibile, in quella situazione di grande povertà.

Boko Aram sequestra i cinesi al lavoro

Nei villaggi della futura parrocchia di Wazà il governo del Camerun costruisce una strada che parte da Kousseri e va verso il Sud, anche per determinare il confine con la Nigeria. Nel 2013 sono venuti i cinesi e costruivano la strada per il governo camerunese, da nord a sud, lunga più di 1.000 chilometri; la strada passa proprio vicino alla nostra cappella e sono vissuto per molti mesi con i cinesi, che erano divisi in gruppi lungo quel tracciato. Il gruppo che era a Wazà aveva macchine grosse per lavorare, camion, ruspe, caterpillar, scavatrici, ecc. I cinesi vivevano in da case prefabbricate portate dalla Cina, le montano e poi le smontano e se le portano via e producono la loro energia elettrica.

Nei primi mesi del 2014, dal Parco nazionale di Wazà un giorno sono spuntati all’improvviso circa 300 uomini di Boko Haram, armati e tutti incappucciati. Hanno circondato il campo cinese e hanno portato via una dozzina di capi, direttori e tecnici, ma non i lavoratori cinesi che sono carcerati, liberati in Cina per lavorare in luoghi pericolosi. I carcerati del nostro gruppo erano circa 70, facevano i lavori più difficili e assumevano anche lavoratori locali, ma gli africani vanno poco con loro perché debbono lavorare molto e sono pagati pochissimo. Ho sentito dire che in Cina fanno questa proposta ai carcerati, se vanno a lavorare all’estero per la Cina non so quanti anni, poi sono liberi.

A difendere i cinesi c’erano una trentina di militari camerunesi, qualcuno di loro ha sparato ma è stato ucciso, gli altri, vedendo quella legione di guerriglieri, sono scappati. I Boko Aram, mi hanno detto la gente di Wazà, erano un vero esercito, impossibile fermarli. Per fortuna sono venuti in un giorno in cui io ero a Kousseri con i giovani cristiani, altrimenti rapivano anche noi. Mi hanno detto che hanno portato i capi cinesi nello stato nigeriano di confine dove comandano loro e fino ad oggi so che non li hanno ancora liberati. Dopo questo fatto, il superiore del Pime in Camerun e poi anche il vescovo, mi hanno detto di venir via, troppo pericoloso!

Il vescovo mi manda a fondare una nuova parrocchia

Alcuni mesi dopo, il vescovo di Yagoua mi ha mandato a fondare una parrocchia a Wagà, a circa 120 km dalla Nigeria e ai confini col Ciad, anche questo un territorio infiltrato dai Boko Aram, che nel Nord Camerun è presente ormai ovunque. E anche qui dormo nella grande chiesa di fango e paglia. Sto iniziando a prendere contatto con i villaggi animisti dove trovo alcune famiglie cattoliche che mi ringraziano di essere venuto tra loro.

Sono già stato a Magà nei mesi scorsi con padre Giuseppe Parietti per vedere la situazione, ci siamo fermati qualche giorno e abbiamo girato alcuni villaggi. Mi sono fatto l’idea che è proprio una missione ad gentes, con numerosi animisti che vogliono diventare cristiani. A Magà c’è la situazione che si trova ovunque nel Nord del Camerun. La maggioranza degli abitanti (che appartengono a varie etnie o tribù) sono ancora animisti, Ciascun villaggetto o ciascuna famiglia va per conto suo e non ha alcun punto di riferimento per la vita moderna, nessun appoggio o protezione. Anche i giovani tribali, educati al culto degli spiriti del villaggio, della tribù o della famiglia, si trovano spaesati e isolati, mentre i cristiani e i musulmani hanno il Libro (Bibbia o Corano) e la Chiesa o la “umma”islamica. E’ inevitabile, come avviene in tutto il Nord Camerun, che si impone la scelta di una religione adatta al tempo moderni.

All’inizio di settembre ritorno in Camerun e vado a Magà per iniziare la parrocchia. Dovrebbero esserci alcune centinaia di cristiani dispersi in vari villaggi, ma senza il prete residente da molti anni: non so ancora quanti sono rimasti. Ci sono anche tre suore africane che hanno iniziato una scuola primaria in muratura, costruita dalle suore canadesi. Nella loro casa le suore hanno un cappellina, ma troppo piccola per la parrocchia. Tanti anni fa c’era un missionario francese che veniva a Magà una volta al mese, aveva battezzato molti e usava quel capannone di paglia che oggi è vacillante e col tetto sforato in più parti. Dev’essere riparato, anche perché iodormo in chiesa. Per mangiare non ho nessuno, il padre canadese mangiava con le suore canadesi, ma io mangerò da solo. All’inizio mi porteranno qualcosa i cristiani del villaggio, poi cercherò qualcuno che possa farmi da mangiare, ma ci penserò quando sono sul posto. Di fame credo che non muoio e un missionario anziano mi ha detto che, all’inizio di una missione bisogna sopportare un po’ di penitenze, perché alle fondamenta di una Chiesa c’è la Croce di Gesù Cristo.

Piego Gheddo

17 aprile 2015

 

 

Auguri di Buona Pasqua anche a chi non crede

La Pasqua è la Festa che ricorda la Risurrezione di Cristo dal sepolcro, dopo tre giorni dalla sua morte in Croce. Chi ha il dono della fede ci crede e proprio la Risurrezione di Cristo è la dimostrazione storica della sua divinità. Che Cristo sia risorto non è una pia credenza, ma un fatto storico confermato da tanti testimoni, molto più di altri fatti del passato dei quali esistono scarse testimonianze.

Per noi che abbiamo avuto da Dio il dono della Fede, La Pasqua porta alla nostra vita la serenità dello spirito, la gioia di vivere, la pace del cuore. Se noi viviamo con Cristo, cari amici, non possiamo essere tristi o pessimisti, senza speranza. Soffriamo certo per le molte croci della nostra vita, ma Gesù è la nostra forza, la nostra speranza.

Un’antica espressione popolare dice: “Sono contento come una Pasqua”. Cristo risorto è fonte di gioia e di speranza, perché ci ha liberati dal peccato e dalla morte, ci dà uno sguardo ottimistico sulla nostra vita e sul mondo in cui viviamo, cioè ci fa vedere la realtà che ci circonda con gli occhi di Dio. Non più con i nostri occhi di uomini e donne peccatori, ma con gli occhi di Dio, che è Padre buono e misericordioso, ama tutti e ciascuno più di quanto noi amiamo noi stessi!

Nella Pasqua 2013, la prima del suo pontificato, Papa Francesco ha detto : “La buona notizia” che Gesù è Risorto, per noi significa “che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte; significa che l’amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore”.

Gesù ha partecipato alla nostra debolezza umana, ha patito la fame e la sete, la stanchezza e la tristezza, ha conosciuto l’ingiustizia, le crudeltà spaventose della flagellazione e della crocifissione.  La Risurrezione rappresenta la liberazione da tutto questo, è l’inizio di una nuova vita vissuta in intimità con Dio. Vivere con fede la Risurrezione significa anche per noi iniziare una vita nuova, liberandoci da tutti i pesi spirituali, morali e psicologici, da tutti gli attacchi terreni che ostacolano il nostro cammino verso Dio, che è la somma felicità per l’uomo.

Nel 1930, il Servo di Dio Giorgio La Pira, a 26 anni diventa incaricato di Diritto romano all’Università di Firenze. In seguito partecipa al concorso per la cattedra universitaria, i risultati del quale, affissi nella bacheca dell’Università, lo dichiarano vincitore con i voti più alti di quelli degli altri partecipanti. Le autorità universitarie gli chiedono di prendere la tessera del PNF (il Partito Nazionale Fascista) e La Pira risponde che come cattolico non può prenderla. Così, la cattedra non è affidata a lui ma ad un altro. I suoi amici gli dicono di protestare e si dichiarano disposti a firmare con lui la lettera di protesta. La Pira risponde: “Vi ringrazio, ma è inutile. So che sono vittima di un’ingiustizia, ma cosa volete che sia questo quando so che Cristo è risorto?”. Ecco la vita vista non con occhi umani ma con gli occhi di Dio e questo esempio vale anche per tutti i milioni di martiri della fede che ancor oggi accettano di subire una morte ingiusta pur di non tradire la fede in Cristo Risorto.

Ma per i molti che non credono, anche tra i nostri parenti e amici, la Pasqua è solo una festa più meno come le altre, si fa vacanza anche il giorno dopo, si fanno e si ricevono gli auguri di Buona Pasqua, si mangiano le uova di cioccolato e le colombe di pasta dolce, ma il perché di questa Festa che è il fondamento del cristianesimo, rimane per loro un mistero e non se ne curano. Dobbiamo anzitutto pregare per loro, fare qualche sacrificio, sopportare le nostre sofferenze, affinchè lo Spirito Santo tocchi il loro cuore.

Qualche anno fa sono stato per un anno in contatto per posta elettronica con un personaggio che abita a Roma (non ci siamo mai visti né telefonati), dichiaratamente agnostico e ferocemente contro la Chiesa cattolica. Tutto è nato da una sua lunga lettera che, prendendo spunto da un mio articolo su un importante giornale laico, accusava la Chiesa di molti dei mali di cui soffre la nostra Italia. Una lettera ben scritta e ragionata e io ho risposto. Anche lui ha risposto a me e siamo andati avanti per un anno o poco più con due-tre lettere per ciascuno al mese. Lui insisteva sulle colpe e i delitti di Papi e altri uomini di Chiesa, ad esempio all’inizio per Papa Francesco ha espresso qualche sua simpatia, durata poco. Poi ha incominciato a dire che non aveva condannato i militari al potere e rileggeva la sua vita tutta in senso negativo.

Allora ho capito che, con un uomo così informato e credo anche retto, era inutile discutere sulla religione e la Chiesa. Ho cominciato a mandargli i miei Blog (quasi tutti positivi) e altri articoli sui missionari conosciuti nei miei viaggi di visita ai vari continenti. Allora si è addolcito e quando verso Natale mi ha scritto che sua moglie era stata ricoverata in ospedale per una grave malattia, gli ho risposto che pregavo per lei e che Dio è buono e Padre di tutte le creature umane, spero che faccia la grazia della guarigione. Allora mi ha risposto in tono commosso che mi ringraziava e sperava anche lui che la mia preghiera avesse un effetto positivo. Poco dopo è finita la nostra corrispondenza, perché quel caro amico mi ha risposto dicendo che era occupato a curare la moglie e ormai era inutile continuare a scriverci.

Quali auguri di Buona Pasqua possono toccare il cuore a chi non crede? Tutti nella vita abbiamo le nostre sofferenze, le nostre croci, fisiche, psicologiche, affettive, economiche. Penso agli ammalati, agli anziani specialmente se soli, ai disoccupati, ai carcerati e anche a persone giovani che hanno avuto qualche disavventura e attraversano un momento di crisi. Il modo migliore di augurare loro Buona Pasqua è di volergli bene, interessarsi dei loro mali e dire che preghiamo per loro, Gesù Risorto li aiuti a ritrovare la serenità e la gioia di vivere.

Dobbiamo vincere in noi quello che è uno degli effetti della secolarizzazione: in pubblico non si parla di sentimenti religiosi, la fede è una cosa personale, intima e la privacy richiede che non si manifesti la propria fede in pubblico (com’è proibito alle annunziatrici dei telegiornali mettere un crocifissino al collo!). Nel 1973 ho accompagnato con un Carmelitano che conosceva i barboni del Parco del Castello a Milano, Madre Teresa che voleva parlare con uno di loro. Un vecchietto era coricato su una panchina avvolto in una coperta. Il Carmelitano lo chiama e quello si alza. Noi gli avremmo detto: “Come sta?” o qualcosa di simile. Madre Teresa gli dice: “God loves you!”, Dio ti ama, e quel vecchietto si è commosso e ha raccontato un po’ la sua vita, spiegando che aveva tre figli e l’avevano abbandonato. Poi ha concluso dicendo: “Solo Dio mi vuole bene, mi ama!”.

Piero Gheddo

3 aprile 2015