Uno dei tabù dell’informazione in Italia (se ne parla pochissimo) è il primato demografico negativo del nostro paese nel mondo. Siamo fra quelli che producono meno figli! Nell’ultimo dopoguerra l’Italia era in Europa la “pecora nera” (con la Spagna) perchè la nostra prolificità scombussolava lo sviluppo programmato europeo.
Negli anni sessanta e settanta il celebrato “Club di Roma”, fondato da Aurelio Peccei e formato da Premi Nobel e scienziati di chiara fama, lanciò la nefasta campagna contro il “boom demografico”, affermando che il mondo e l’Italia scoppiavano per troppi bambini e il nostro paese non avrebbe potuto mantenere i 64-65 milioni di italiani che si prevedevano per il 2000! (Invece, abbiamo superato solo da pochi mesi i 60 milioni). In seguito a queste idee, “scientifiche” ma dissennate, si approvò la legge sull’aborto, la 194, alla radice di molti guai per l’Italia. Così sono nati sempre meno italiani e negli anni novanta, ancora con la Spagna, siamo diventati fra i paesi meno prolifici del mondo e della storia umana (almeno per una grande nazione in tempo di pace). Il graduale ma rapido invecchiamento di noi italiani ha costretto ad aprire le porte all’immigrazione legale o clandestina dai paesi più poveri, che però suscita nuove quotidiane inquietudini.
E pensare che già Paolo VI, con l’enciclica “Humanae Vitae”, nel 1968 condannò fermamente la tendenza suicida dei preservativi e dell’aborto, ma venne demonizzato e considerato un “minus habens”, che non capiva nulla della scienza moderna! Oggi nessuno di quegli “scienziati” e sapienti di una sapienza puramente umana, che condannavano il Papa (ed erano davvero tanti, non pochi anche fra i cattolici!), è disposto a riconoscere che aveva torto!
Comunque, il tema è stato trattato in modo approfondito da padre Giampaolo Salvini, direttore de “La Civiltà Cattolica” (nel quaderno 3807 del 7 febbraio 2009), che qui desidero riassumere in tre Blog successivi, perché il problema è grave e interessante, ma spesso ignorato da stampa e televisione. I dati sono in genere dell’Annuario Istat 2008.
Oggi, senza i circa tre milioni di immigrati legali e illegali, l’economia italiana non avrebbe futuro, né l’Italia sarebbe in grado di assistere i propri anziani e di pagare le pensioni. Ma ogni giorno molti italiani si allarmano per i troppi immigrati che si suppone sottraggano posti di lavoro agli italiani (ma non è vero) e, a lungo andare, finiranno per sommergerci. Si dimentica che anche dopo l’ultima guerra mondiale gli emigranti eravamo noi italiani (27 milioni di italiani emigrati nel Novecento, secondo i dati ufficiali) e ci lamentavamo di essere trattati come oggi noi spesso trattiamo quelli che arrivano nel nostro paese.
Un primo dato, certamente positivo, è quello che riguarda la nostra speranza di vita. Abbiamo raggiunto i vertici della classifica mondiale, preceduti dal solo Giappone. Gli uomini in Italia vivono in media 78,3 anni, mentre le donne raggiungono gli 83,8. All’inizio del Novecento la vita media in Italia era di 42 anni. Un bambino nato a fine Ottocento in genere riusciva a conoscere soltanto uno dei suoi quattro nonni, oggi molte più persone raggiungono i 90 anni e i centenari si contano ormai a centinaia in Italia. Ma il sistema pensionistico non è cambiato e così un pensionato si trova espulso dal mondo del lavoro quando ha ancora davanti a sé almeno un decennio di vita spendibile in attività utili per sé e per gli altri. Le conseguenze sociali, psicologiche, familiari ed economiche di questo fatto sono ben note.
Ultimamente si nota una leggera ripresa della natalità: nel 2007 la fecondità delle donne residenti in Italia è salita a 1,37 figli per donna (è il dato più alto degli ultimi anni), mentre nel 2006 era di 1,35, anche se è presto per parlare di inversione di tendenza. Ma molti dei nuovi nati sono figli di stranieri residenti in Italia, e del resto soltanto l’immigrazione straniera consente alla popolazione italiana di aumentare: nel 2007 siamo cresciuti di 488.000 abitanti, grazie al saldo migratorio positivo di 494.871 unità (e nell’aprile scorso abbiamo superato i 60 milioni). Secondo gli studiosi però la crescita della popolazione straniera (che in genere è più giovane e quindi conta una percentuale maggiore di occupati) riuscirà soltanto in parte a mitigare gli effetti negativi dell’invecchiamento. La quota di occupati sul totale della popolazione continuerà a diminuire. Questo si tradurrà inesorabilmente in una riduzione (valutata tra il 14 e il 20%) del prodotto per abitante nei prossimi quarant’anni. Per compensarlo sarebbe necessario aumentare la produttività del lavoro (cioè quanto ciascuno degli occupati produce in un anno) di circa lo 0,6% all’anno, ma purtroppo in Italia l’aumento della produttività del lavoro negli ultimi quindici anni ha sempre più rallentato e, dal 2000 in poi, si è fermato.
Certo alcuni fattori che ne favoriscono l’aumento potrebbero migliorare, specialmente per quanto riguarda il capitale umano. «In Italia è stato stimato che tra il 1980 e il 2000 l’innalzamento del grado di scolarità degli occupati ha contribuito per circa un quinto alla crescita del valore aggiunto dell’economia». La scuola e l’università, nonostante tutti i loro difetti, hanno perciò contribuito decisamente a migliorare il capitale umano che entra nel mondo del lavoro.
Invece, la partecipazione al mercato del lavoro dei più anziani va costantemente diminuendo; gli anziani occupati sono sempre meno. Nel 1986 era occupato il 40% degli uomini con 15 anni di vita media residua, mentre nel 2006 il tasso di occupazione degli anziani era prossimo allo zero. La riduzione dell’occupazione tra gli anziani rende comunque ancora più onerosa, in termini economici, la loro presenza per la società. Il prossimo Blog su questo tema fra tre giorni.
Piero Gheddo
Dai dati che proponi sembra che, parlando in termini economici soltanto, l’immigrazione, nel lungo termine porterà solo un riequilibrio nella composizione per età della popolazione e nulla più. Gli immigrati non ci pagheranno le pensioni innanzitutto perché questa prima “ondata” ha redditi bassi e dunque paga pochi contributi (o nessun contributo se sono in nero). Inoltre, come dici tu stesso, la percentuale di immigrati che lavorano sul totale degli stranieri è destinata a calare (ricongiungimenti, matrimoni e nascite).
Diversamente da te io penso che gli immigrati saranno concorrenziali nella ricerca del lavoro in quanto la prossima generazione avrà una scolarità maggiore. Ma questo è un fatto ineliminabile: già oggi la delocalizzazione del lavoro toglie possibilità ai residenti in Italia. Dunque inutile preoccuparsi: meglio raccomandare ai figli di studiare…
Un aspetto che invece mi sembra importante e decisivo è il problema dell’integrazione. Se questi stranieri diventeranno a tutti gli effetti Italiani allora il colore della loro pelle non solo non sarà importante ma renderà più ricca la società. Ma se non sarà così? se andremo verso una società fatta di ghetti?
Butto lì alcuni esempi terra-terra solo per evidenziare i problemi.
Come dobbiamo comportarci con lavoratori che per un mese intero, di giorno, non possono né bere né mangiare neanche sotto il sole cocente dei campi o nelle fonderie? E come fare quando, nei condomini, queste stesse persone organizzano rumorosi banchetti notturni mentre noi dovremmo dormire? mi risultano già vari casi.
Il diritto matrimoniale da applicare sarà quello occidentale o quello delle corti islamiche? Non è uno scherzo: significa sapere se il marito o il padre può avere potere assoluto su mogli (notare il plurale) e figli. Gli esempi tristi li conosciamo. Per evitare questo occorre la forza per imporlo. Siamo pronti a farlo? In Inghilterra si sono già arresi.
Dovremo istituire le piscine comunali per sole donne? Come faranno a fare ginnastica nelle classi miste? Nelle comunità (scuole, carceri, ospedali, mense aziendali) dovremo mangiare tutti quanti e sempre “Halal” perché noi (cristiani o agnostici) non abbiamo vincoli ma altri popoli ne hanno e di pesanti? l’altra sera a SuperQuark hanno fatto vedere una tavola imbandita e dimostrato non c’era praticamente niente che potesse accontentare tutte le religioni e culture oggi presenti in Italia.
Per tutte queste situazioni io vedo una sola soluzione soltanto: la gradualità. Purtroppo la gradualità implica che si freni il più possibile l’ingresso disordinato e incontrollato di persone. Perché 27 milioni di Italiani emigrati in un secolo in tutto il mondo sono davvero pochi rispetto a vari milioni di immigrati solo in Italia e in pochi anni…
Gradualità significa anche “sparpagliare” il più possibile i residenti (niente “China town” per intenderci) e insegnare loro lingua e leggi Italiane il più presto possibile.
Inutile sia demonizzare che esaltare l’immigrazione: va controllata e basta.
ho letto la risposta di Paolo: caspita! che gazzabuglio di prospettive.
Paolo dice bene, ma questo è un po’ teorico, praticamente, chi e quando deve realizzare il controllo? E come controllare? Va a finire che ci sono più controllori che controllati………….
Una cosa però mi ha fatto pensare: ora c’è il ramadan dei musulmani: ascoltando la TV noto che è una cosa seria e viene trattata come un diritto dei musulmani ad essere fedeli alla loro religione. Questo non succede per le nostre pratiche religiose: dove mai è avvenuto che i supermercati chiudessero alla domenica perchè “Dies Domini”? Come mai una persona che afferma il suo diritto alla Messa domenicale viene derisa e tacciata di bigottismo? Quando l’opinione pubblica, con tanto di professori e scienziati, afferma il diritto alla vita come cosa insindacabile? Invece viene tacciata di bigottismo e di servilismo con la chiesa.
Nessuno si sogna mai di deridere il ramadam di un musulmano. Perchè? Forse per paura delle reazioni dei musulmani? Che non ci pensano due volte a uccidere per affermare i loro principi?
Non è per caso che la nostra religione e Gesù Cristo sono stati talmente annacquati e ridotti a gelatina per prendere forma e gusto a secondo della convenienza?
In altri posti della terra le varie religioni convivono pacificamente e così pure i popoli (così ci raccontano i missionari – sperando che sia vero) e non c’è conflitto o ruberia di lavori, perchè in Europa c’è questa diatriba?
O forse sono poco informata?
Paolo parla degli schiamazzi notturni nei palazzi, ma i nostri ragazzi quando fanno “casino” fino alle 4 del mattino con musica e birra non disturbano anche loro?
Sono d’accordo sull’insegnare loro la lingua e le leggi italiane, ma bisognerebbe che gli italiani incominciassero a rispettarle per primi le leggi, dando l’esempio. Chi deve controllare se le leggi sono rispettate, non faccia sconti a nessuno …. degli italiani.
ciao a tutti e……… bentornato Piero!
riccarda