In missione da 60 anni a 40 gradi di calore

 

     Oggi, 12 luglio 2010, “Il Corriere della Sera” pubblica un articolo dal titolo “Milano più calda del Cairo”.  Ieri la Spagna ha vinto la Coppa del Mondo di calcio, oggi noi “milanesi” ci consoliamo: almeno un primato ce l’abbiamo anche noi!

     A Milano, nel mio studio all’ombra, nel pomeriggio il termometro segna 34-35 gradi con un altissimo grado di umidità. Però si può sopravvivere lamentandosi un po’. Ma stamattina mi arriva una lettera da Beneedwar in Bangladesh da un mio confratello missionario del Pime, padre Luigi Scuccato, classe 1920 (quella di Papa Giovanni Paolo II), che fra l’altro mi scrive: “Nonostante i miei 90 anni già compiuti e il caldo infernale di questi giorni (siamo sui 40 e più gradi), grazie al buon Dio sto bene e tengo duro”.

     Padre Scuccato è ancora parroco a Beneedwar, una parrocchia (o missione in un paese dove i cattolici sono lo 0,3% dei 150 milioni di bengalesi) che ha circa 4.000 battezzati dispersi in una quarantina di villaggi in una vasta regione e diverse centinaia di catecumeni. Le cappelle sono poco più di trenta perché a volte il villaggio non è tutto cristiano ma ci sono solo alcune famiglie battezzate. Sei sono in muratura, le altre di fango e paglia. Una cappella in muratura con la stanza e i servizi per il padre costa 6.000 Euro. “La cappella in muratura attira molto – mi scrive padre Scuccato -, ma le facciamo quando troviamo i soldi”.

     Il caro amico ha rinunziato tre volte alla sua parrocchia di Beneedwar ma il vescovo locale di Rajshahi gli ha detto: “Fin che stai bene va avanti. Quando sarà il momento di ritirarti, te lo dirò io”. Scuccato obbedisce nonostante l’età, gli acciacchi e la stanchezza. Visitandolo nel gennaio 2009 gli ho chiesto se è contento di essere ancora parroco. Risponde di sì, anche perché il vescovo gli ha mandato un coadiutore locale giovane e molto bravo, che lo libera dalle fatiche e dai viaggi più disagiati: “E’ giovane e va tenuto un po’ a freno, ma sono contento di lui”.

    Padre Luigi è in missione dal 1948 e il Bangladesh è uno dei paesi più poveri del mondo. E’ rimasto fedele alla vocazione missionaria e il Signore continua ad aiutarlo. E’ una “buona notizia” che nelle cronache quotidiane dei media non trova spazio.

                                                                                 Piero Gheddo

 

2 pensieri su “In missione da 60 anni a 40 gradi di calore

  1. Caro padre Gheddo,
    il suo post mi ha subito richiamato alla mente la figura del mio padre spirituale, padre Cristoforo Turco, agostiniano, 87 anni. Padre Cristoforo è un sacerdote piccolo di statura, ma con un cuore grande. È anche una persona molto attiva a dispetto dell’età. Tutte le settimane, al venerdì e al sabato, va a passare la giornata in confessionale al santuario della Guardia (che si trova a 10 Km dal convento in cui vive), per poi tornare la sera in convento a celebrare la messa delle 18. Fino a poco tempo fa andava in macchina da solo, ora c’è qualcuno che ce lo porta. È un servizio oscuro, ma prezioso, anche perché i sacerdoti più giovani sono pochi e super-impegnati, e non è facile trovare qualcuno che lo faccia.
    Tutti gli anni padre Cristoforo organizza pellegrinaggi (tipicamente, a Lourdes e a Medjiugorie, ma anche altrove), e tante altre iniziative.
    Purtroppo un paio di settimane fa, mentre si trovava a Medjiugorie, padre Cristoforo è caduto ed è stato ricoverato con urgenza all’ospedale di Alessandria. Solo dopo che è successo questo fatto, ci si è resi conto che un’altra caduta che aveva subito in autobus un mese prima, aveva lasciato degli strascichi (padre Cristoforo ha sempre avuto vari problemi di salute, ma non si lamenta mai). È stato operato per due ematomi alla testa, e ora speriamo e preghiamo che si riprenda (forse anche lei può dire una preghiera per questo santo sacerdote).
    Parlando con alcune persone che erano più aggiornate di me sulle sue condizioni, mi hanno detto: “Speriamo che stiano attenti e lo tengano fermo per un po’”. Io mi sono un po’ stupito: “Ma è in ospedale, che cosa può fare, lì, se non starsene tranquillo?”. Mi hanno risposto: “Sì, ma l’ultima volta che l’hanno ricoverato continuava ad andare in giro per i reparti per cercare di portare alla gente un po’ di consolazione – per rendere Dio presente tra i malati, ho pensato io”.
    Sentendo queste cose, mi viene da pensare che forse la Chiesa dovrebbe cercare di far sì che i sacerdoti giovani non siano mai così oberati di impegni da non poter dedicare molto tempo alla preghiera, all’adorazione, al sacramento della riconciliazione, alla celebrazione dell’eucarestia.
    Preghiamo perché ci siano tanti sacerdoti che, come padre Cristoforo, cercano di portare Dio alla gente, e non se stessi…
    La saluto cordialmente,
    Mario Molinari

  2. Caro Molinari, grazie della sua testimonianza, anche padre Cristoforo Turco, a 87 anni, non ha nessuna idea di andare in pensione. Lo capisco bene perchè anch’io conosco tanti sacerdoti che continuano a lavorare per il Signore fin che il buon Dio lo permette. Purtroppo il numero dei preti in Italia diminuisce: quelli diocesani erano 100.000 all’inizio del 1900, sono 32.000 oggi! Ci consoloiamo pensando che invece i sacerdoti aumentano in altre parti del modno, specie in Asia, Africa e America Latina. Lunedì prossimo 19 luglio a Radio Maria (dalle 21 alle 22,30) parlerò di questo te,ma: “Benedetto XVI e la crisi esistenziale dell’Europa” e tornerò su questo tema. Cari saluti e Dio vi benedica. Vostro padere Piero Gheddo

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