Ho dovuto recentemente parlare del “Sessantotto”, un tempo di ubriacatura ideologica nefasta per la fede, quando molti pensavano che l’ideologia marxista, la “rivoluzione comunista” e le varie correnti del socialismo fossero “l’unica speranza per i poveri”; quando non pochi “intellettuali” e anche teologi cattolici scrivevano che è sbagliato parlare di “Dottrina sociale della Chiesa”, perchè l’unica autentica e scientifica “analisi della società” era quella del marxismo. Negli suoi ultimi anni di pontificato (1963-1977), Paolo VI, spesso contestato e deriso, non osava più parlare di “Dottrina sociale della Chiesa”. Il termine è stato ripreso con forza da Giovanni Paolo II nel suo primo grande viaggio internazionale a Puebla in Messico (gennaio 1979), per la terza Assemblea dei vescovi latino-americani (Celam) , e oggi è usato da tutti, Avendo visto come sono finiti i circa trenta paesi governati dal comunismo o “socialismo reale”, oggi è difficile capire perché a quel tempo nasceva addirittura l’associazione “Cristiani per il socialismo”!
Oggi, nel modo globalizzato, quasi tutti i popoli adottano il libero mercato, il capitalismo che, si dice, i popoli democratici possono cambiare per una maggior “giustizia sociale”. Ma, in pratica, pare inevitabile che ovunque “i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri”, persino in paesi come Vietnam e Cina, dove governa il Partito comunista ma, per arricchire, si pratica un “capitalismo selvaggio” di cui in Occidente abbiamo quasi perso il ricordo. Lo stesso avviene in India, dove governa un “socialismo democratico”.
Nella “Evangelii Gaudium”, Papa Francesco tratta il tema in modo pragmatico com’è nel suo stile. Nel capitolo II (Alcune sfide del mondo attuale) conferma la condanna della Chiesa agli aspetti fondativi dell’economia nel mondo attuale:
– No ad un’economia dell’esclusione (nn. 53-54);
– No alla nuova idolatria del denaro (55-56);
– No ad un denaro che governa invece di servire (57-58);
– No all’inequità che genera violenza (59-60).
Papa Francesco rivendica per i cristiani e la Chiesa il diritto di dire il loro parere sui problemi della società, contro la “cultura della secolarizzazione” che marginalizza la religione dalla società. Scrive (n. 183): “Nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale nazionale, senza preoccuparsi per la salute delle istituzioni della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini. Una fede autentica, che non è mai comoda e individualista implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra”. Quindi Francesco afferma (n.186): “Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri”, collaborando (n. 188) “per risolvere le cause strutturali della povertà e per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri… e per creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni”. E cita Paolo V (Octogesima adveniens, 189): “I più favoriti devono rinunziare ad alcuni dei loro diritti per mettere con maggiore liberalità i loro beni a servizio degli altri”.
L’azione del cristiano in favore dei poveri deve sempre ispirarsi al Vangelo e Papa Francesco rilegge i passi del Nuovo Testamento che riguardano il grido dei poveri, la predilezione di Dio per i poveri, il dovere del seguace di Cristo di aiutare i poveri e la misericordia di Dio per chi non è avaro di quello che ha e ne fa parte a chi ha meno di lui. Parla spesso dei poveri, degli ultimi, dei marginali, di andare alle periferie dell’umanità, dell’opzione preferenziale per i poveri, ma da non intendere in senso politico-partitico, perché sarebbe travisare quel che dice e fa Papa Francesco. Per lui i poveri sono gli ultimi, i marginali della società, ma anche gli ammalati, le persone isolate, i carcerati; e i lontani da Cristo e dalla Chiesa. Nella Eg, condannata “la nuova idolatria del denaro”, scrive: (n. 58): “Il Papa ama tutti, ricchi e poveri, ma ha l’obbligo, in nome di Cristo, di ricordare che i ricchi debbono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto alla solidarietà disinteressata e ad un ritorno dell’economia e della finanza ad un’etica in favore dell’uomo”.
A quarant’anni di distanza, è interessante rileggere quel che diceva Paolo VI del socialismo e dell’adesione dei cristiani a movimenti e partiti socialisti. Nella Lettera apostolica “Octogesima adveniens” (14 maggio 1971), contestata perché “poco coraggiosa” e poco “profetica”, Paolo VI scriveva:
“N. 26 – Il cristiano che vuol vivere la sua fede in un’azione politica intesa come servizio, non può, senza contraddirsi, dare la propria adesione a sistemi ideologici che si oppongono radicalmente o su punti sostanziali alla sua fede …. all’ideologia marxista, al suo materialismo ateo, alla sua dialettica di violenza, al modo con cui essa riassorbe la libertà individuale nella collettività, nega ogni trascendenza all’uomo e alla sua storia personale e colletiva”.
“N. 28 – Il pericolo sarebbe di aderire formalmente ad una ideologia che non ha alla base una dottrina vera e organica, di rifugiarvisi come in una spiegazione ultima e sufficiente, costruendosi così un nuovo idolo, di cui si accetta, talora senza prenderne coscienza, il carattere totalitario e coercitivo. Si pensa di trovare così una giustificazione alla propria azione anche violenta, un adeguamento ad un desiderio anche generoso di servizio. Questo desiderio resta, ma si lascia assorbire da un’ideologia la quale, anche se propone certe vie di liberazione per l’uomo, finisce in ultima analisi per asservirlo”.
“N. 31 – Ci sono dei cristiani che si lasciano attirare dalle correnti socialiste nelle loro diverse evoluzioni. Essi cercano di riconoscervi talune delle aspirazioni che portano in se stessi in nome della loro fede, si sentono inseriti in questo flusso storico e vogliono svolgervi un’azione. Ora, secondo i continenti e le culture, questa corrente storica assume forme diverse sotto uno stesso vocabolo, anche se esso è stato e resta, in molti casi, ispirato da ideologie incompatibili con la fede. Un attento discernimento si impone. Troppo spesso i cristiani, attratti dal socialismo, tendono ad idealizzarne in termini assai generici: volontà di giustizia, di solidarietà e di uguaglianza. Essi rifiutano di riconoscere le costrizioni dei movimenti storici socialisti, che rimangono condizionati dalle loro ideologie di origine”.
Piero Gheddo
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Caro padre Gheddo!
ho letto con molta attenzione il suo articolo “Cosa scriveva Paolo VI sul “socialismo”””” citato nella edizione web di Tempi, dove compare un titolo ed un sottotitolo di commento che mi hanno lasciato abbastanza perplesso. Al posto di socialismo appare infatti: Partiti socialisti anche europei (promemoria per i cattolici del PD). Lo stesso articolo lo ho poi ritrovato in questo suo blog, senza sottotitolo. Deduco che si tratti di un commento ad usum delphini aggiunto da quella rivista, che non necessariamente potrebbe riflettere in pieno il suo pensiero. Mi spiego.
Il motivo di perplessità mi deriva dal malizioso accostamento della “Octogesima adveniens” (che é del 1971 e si riferiva anche alla ideologia marxista, in un mondo che allora era diviso in due blocchi contrapposti, con un campo cosiddetto socialista che praticava una ideologia totalitaria e fortemente repressiva delle libertà civili, della religione in genere e del cristianesimo in particolare) con il Partito Democratico. Mi pare che questo partito rappresenti oggi una realtà politica abbastanza differente, in un mondo ed un paese come l’Italia che da allora ha conosciuto, diciamolo, alcuni cambiamenti. Guardi che non intendo minimamente discutere con lei di eventuali perplessità o di una legittima avversione riguardo al PD come ad movimenti di ispirazione più o meno vagamente collegati a ideologie di quel passato, chiamiamoli pure progressisti. Non sta qui il punto, mi creda. Se mi consente, io vedo piuttosto che tanto pensiero utilitaristico ed individualista di matrice borghese-liberale ha preso oggi il posto, in molti partiti progressisti, di quanto rimaneva di un pensiero che impropriamente si ispirava ad una galassia ideologica chiamata “marxismo”. In un mondo che mi pare sempre più dominato da un pensiero “debole” ma sostanzialmente unico, con derive nichilistiche, sono molti i cristiani (ma non tutti) che si riconoscono in partiti di destra, perché vedono questi partiti “conservatori”, secondo una loro maniera di vedere, più consoni e portati a meglio difendere insegnamenti e valori derivanti dal vangelo. Valori ed insegnamenti aggiungo (e non scelte politiche o partitiche che sono invece contingenti) che dovrebbero essere comuni e condivisi da ogni credente, alla luce aggiungo, del magisterio della Chiesa. Ma su cui nessun partito politico, a mio modesto modo di vedere, può vantare di avere l’esclusività o il monopolio in accomandita.
Per questo ritengo una azione storicamente scorretta insinuare l’accostamento di un documento papale del 1971 con quel titolo e sottotitolo come monito (promemoria! addirittura ….) a quei cattolici che non sono di destra, e che compiono scelte partitiche differenti. Beh, questo appartiene invece ad una maniera di fare un giornalismo politico militante che non mi piace e non mi convince. Sono trucchetti degni dei nipotini di Togliatti, in queste cose grande maestro.
Concludo queste righe che vorrei fossero e rimanessero personali e a lei solo dirette, dicendole che vivo in Bolivia come missionario laico volontario. Conosco qualcosa della evoluzione di partiti e movimenti che nacquero un tempo come espressione di un’ansia popolare di liberazione e di maggiore giustizia sociale, mentre una volta giunti al potere paiono dimenticare nella prassi di governo le proprie origini ed i motivi per cui sono nati. Ma questo sarebbe un altro discorso. La saluto molto cordialmente e le faccio i miei migliori auguri per la sua attività,
Mario Greselin
Caro Mario,
grazie della tua lettera. E’ evidente che il titolo di Tempi è della redazione. Come in tutti i giornali, l’autore di un articolo non risponde del titolo che è della redazione. Non voglio discutere dei Partiti politici, ma mi ero rileto la Octogesima Adveniens e mi aveva colpito la condanna netta che Paolo VI faceva del socialismo. E mi venivano in mente le due Istruzioni del card. Ratzinger sulla Teologia della Liberazione (1984 e 1986), che citano la “Octogesima adveniens” proprio nei passi da me citati. Ratzinger non condannava affatto la Teologia della Liberazione, anzi riconosceva che c’era una ispirazione biblica ed evangelica (desiderio di giustizia sociale, amora ai poveri, ecc.), ma condannava molte espressioni della TdL che si ispiravano all’odeologia marxista e portavano fuori strada anche molte comunità di base e non poche associazioni cattoliche. Mi pare che la stessa cosa avvenga col socialismo.
La discussione richiederebbe molto spazio, comunque noto solo questo:
1) Paolo VI non parlò di partiti, ma dell’ideologia marxista, condannabile oggi come quarant’anni fa, perchè toglie Dio dall’orizzonte dell’uomo e della società umana. Non è cosa da poco, perchè quando si toglie Dio e Gesù Cristo, non si capisce più chi è l’uomo, da dove viene e dove va (Caritas in Veritate, n. 78). Il “socialismo” nelle sue varie forme storiche, è ancora culturalmente e ideologicamente dipendente da quell’ideologia. Anche se non tutti gli aderenti a movimenti socialisti accettano quell’ideologia, il movimento storico è impostato in quel modo, prende decisioni e forma la mentalità degli aderenti secondo quella quella prospettiva.
2) Quindi molte decisioni concrete dei movimenti socialisti erano e sono contrarie a quanto dicono il Vangelo e la Chiesa: gli esempi sono molti, divorzio, aborto, matrimoni gay, scuola cattolica paritaria, tutti i problemi della bioetica, la recente polemica sulla differenza di “genere”, cioè di sesso, ecc. Infatti, in tutta l’Europa occidentale e nel Parlamento europeo si confrontano i due blocchi del Socialismo e dei Popolari e questi ultimi, in tutta l’Europa, rappresentano i cristiani. Eccetto che in Italia, dove mi pare che un certo numero di cattolici sono finiti nel PD, che appunto è entrato nel PSE (Partito Socialista Europeo). Non ritorniamo al dopoguerra quando, per dare una Costituzione all’Italia, cattolici, comunisti, socialisti e altre forze minori hanno scritto e approvato di comune accordo la Costituzione del 1947, ma subito dopo, le elezioni politiche del 1948 hanno affermato e confermato l’esistenza dei due blocchi contrapposti.
3) Ho citato la “Octogesima Adveniens” semplicemente per far riflettere, non solo i cattolici ma tutti quelli che mi leggono che, se è vero quanto dice Papa Francesco: se vogliamo superare la crisi della nostra Italia, non solo economico-sociale-politica, ma anche e soprattutto religiosa e morale, dobbiamo ritornare Gesù Cristo e a Dio; allora, bisogna anche abbandonare un’ideologia che è incompatibile col pensiero e la vita cristiana. Il Vangelo deve influenzare anche la vita politica ed economica. Sono convinto anch’io, caro Mario, di quanto ho citato di Papa Francesco nel mio Blog, sulla “idolatria del denaro” e sulla condanna del “capitalismo di rapina”. Ma per tradurre concretamente questo orientamento nella vita cristiana, non bastano le proteste, le denunzie, bisogna che la Chiesa e le famiglie cristiane si impegnimo a formare persone nuove secondo il modello di Gesù Cristo, che possano influire dal di dentro nella vita politica e culturale e sociale della nostra Italia.
Ho detto all’inizio che è un problema complesso che richiedebbe lunga discussione. Certo nessun partito ha il monopolio del pensiero cristiano, ma sicuramente non i partiti socialisti che si ispirano ad un’ideologia dichiaratamente atea come il marxismo, per i motivi concreti a cui ho accennato. Per gli altri si potrebbe discutere. Grazie comunque, tuo padre Piero Gheddo.