Radice di tutti i mali è l'amore al denaro

 

    Un sacerdote amico mi dice: “La mia esperienza di parroco da 30 e più anni in una cittadina industriale di media grandezza è questa: il nocciolo duro del paganesimo moderno, di cui tutti siamo più o meno inquinati, è l’idolatria del denaro. Più che il sesso o il consumismo (cioè debolezze disumanizzanti, ma quasi sempre abbastanza contenute), più che il fanatismo ideologico (in cui si possono trovare componenti di idealismo non del tutto negativo), credo che il denaro rappresenti l’idolo di una civiltà che allontana l’uomo da Dio, e quindi anche dalla disponibilità ad aiutare il prossimo più povero. Trent’anni fa capitava che in occasione di una eredità ci fosse chi rinunziava in favore dei parenti più poveri o dava in opere di carità; oggi non ho più sentito che capiti, anzi, più le famiglie sono ricche, più si accapigliano per il denaro“.

     Perché questo? E’ evidente: il denaro sostituisce Dio, dà alla persona e alla famiglia quella sicurezza che solo Dio dovrebbe dare, se la Fede fosse davvero viva e vissuta. Dobbiamo staccarci, cari amici, anche noi preti siamo tutt’altro che al riparo di questa tentazione, dallo spirito di ricchezza, che porta l’uomo a volere sempre di più, a non essere mai contento di quello che ha, a pensare spesso ai soldi, insomma a diventare avaro. Vengono in mente le parole di Paolo a Timoteo (1 Tim, 6, 9): “Quelli che vogliono arricchire cadono nella tentazione e nei tranelli d’ogni genere di cupidigie insensate e deleterie, che portano gli uomini alla rovina e alla perdizione. Radice infatti di tutti i mali è l’amore del denaro. Quanti, protesi verso di esso, si sono smarriti lontano dalla fede e si sono trafitti l’animo di angosce senza numero”.

 

                                                                               Piero Gheddo