San Francesco Saverio, Patrono delle Missioni

  

       Domani celebriamo la festa di San Francesco Saverio, il grande missionario protagonista della missione ai non cristiani nel 1500, quando l’Occidente cristiano stava iniziando la scoperta dell’Oriente, e muore a 46 anni (nel 1552) dopo aver fondato comunità cristiane in diversi paesi dall’India fino al Giappone. La vita di Francesco Saverio è tutta un andare oltre, per avvicinare tutti i popoli di cui sentiva parlare e annunziare loro la salvezza in Cristo. Nessun missionario ha avuto nella Chiesa tanta fama come S. Francesco Saverio, sia fra i suoi contemporanei che nei secoli seguenti e anche oggi, fino ad essere proclamato “Patrono delle missioni” da Pio XI, con S. Teresina del Bambino Gesù, che è morta a 24 anni mai essersi mossa dal suo Convento di Clausura. E’ il personaggio più rappresentativo della missione alle genti nell’epoca moderna. Perché questo riconoscimento?

 

     Anzitutto bisogna dire che San Francesco ha fatto solo dieci anni di missione. Arriva in India nel 1542, quando aveva 36 anni. Le sue missioni durano due-tre anni: prima in India (1542-1544), poi nelle Molucche (le isole attualmente dell’Indonesia, 1545-1547), infine in Giappone (1549-1551); muore mentre sta entrando in Cina il 3 dicembre 1552. L’avventura umana e cristiana di Francesco Saverio trova un punto di riferimento solo nei viaggi di S.Paolo, anche lui mosso dallo Spirito a percorrere paesi e regioni del Mediterraneo per annunziare Cristo. In San Francesco Saverio ritroviamo lo stesso amore a Cristo, la stessa ansia apostolica di raggiungere i paesi dell’Asia.

 

     Cosa impressiona nella vita di questo santo? Era un uomo di grandi desideri, di grandi progetti, di grandi sogni, disposto a sacrificarsi per realizzarli. Non sogni di gloria umana, ma di spendersi totalmente per la gloria di Dio, per la conversione delle anime. Viveva in uno stato di perenne fervore, non era un uomo seduto. Il suo biografo padre Xavier Leon Dufour scrive: “Era l’uomo dei desideri, spinto senza sosta alla conquista delle nuove terre. E quando il sogno diventa realtà, questo non l’accontenta, ma pensa subito ad una nuova meta da raggiungere”.

     Il biografo attribuisce questa santa inquietudine per la missione al “rinnovamento avvenuto nel profondo della sua anima nel giorno della conversione, che gli ha cambiato la vita. Solo questo può spiegare la sua forza e la sua capacità di continuare nonostante le difficoltà e gli ostacoli”.

 

     La missione di San Francesco Saverio, già ai suoi tempi, non era ben vista da tutti: per alcuni egli era un nuovo S. Paolo che faceva nascere i cristiani con la sola sua presenza e irradiazione personale, altri lo criticavano perchè battezzava in massa senza lasciare dietro di sé tracce durature di cristianesimo. La storia ha dimostrato falsa questa accusa di alcuni suoi contemporanei. Basti dire che i suoi figli prediletti in India, i Paraveri, pescatori delle coste del Malabar, sono rimasti cristiani anche dopo la scomparsa dei portoghesi, nonostante gli assalti congiunti di pagani e musulmani. Anche la prima cristianità giapponese da lui fondata ha dato prove magnifiche di fedeltà in tempi di crudeli persecuzioni ed è durata fino ad oggi pur essendo rimasta senza preti per due secoli. Il Saverio è stato senza dubbio un grande viaggiatore, amava l’avventura della missione, del primo annunzio fra i popoli nuovi. Però era interiormente bruciato dal fuoco dell’amore a Cristo, che lo spingeva a visitare tutta l’Asia allora conosciuta, a non accontentarsi mai delle frontiere raggiunte, ma ad andare oltre, sempre più in là.

 

     Una riflessione. Specialmente noi sacerdoti e le persone consacrate, ma anche ciascun battezzato, dobbiamo nutrire nel nostro cuore un grande desiderio di santità, di amore a Gesù, di apostolato. La nostra è una piccola vita, siamo pieni di difetti e di peccati, siamo piccole persone. Ma non importa, l’amore a Gesù ci rende grandi, ci rende forti, ci rende sapienti, ci rende missionari anche senza muoverci da casa nostra. Missionari con la preghiera, la sofferenza, il buon esempio, una buona parola detta al momento giusto, il sacrificio di consacrare tutte le nostre azioni al Signore. Tutto per la gloria di Dio, nulla per noi. Il cristiano, cari amici, non può volare basso, deve volare alto, coltivare il grande sogno di imitare Gesù nella nostra vita.