Il 5 ottobre scorso ho pubblicato il Blog “Perché sono felice della vittoria di Obama”, che è stato pubblicato anche su “Asia News”. Un confratello americano del Pime, padre Mark Tardiff, già missionario in Giappone e ora a Roma come consigliere della direzione generale dell’Istituto, così risponde al mio Blog.
Posso capire la gioia di p. Gheddo per l’elezione di un afro-americano a Presidente, data la vergognosa storia di razzismo che ha contraddistinto gli Stati Uniti in passato. Ho ancora un nitido ricordo del dolore che provavo, da patriota americano, durante gli anni di liceo, nel conoscere le storie di schiavitù e razzismo. Il fondo è stato toccato con il caso Dred Scott vs Sanford, 60 U.S. 393 (1856)[1]. È già un male che la schiavitù sia tollerata. In quel caso, tuttavia, la Corte Suprema degli Stati Uniti, la massima autorità giuridica del Paese, ha sancito che la schiavitù era giustificata dalla Costituzione, ed era per questo una parte fondamentale dell’ordinamento della nazione. La Corte ha citato le parole della Dichiarazione di Indipendenza degli Usa [il documento che segna la nascita della nazione, ratificato a Filadelfia il 4 luglio del 1776] che recita: “Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono creati uguali; che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità”; poi ha stabilito che queste parole non si potevano applicare ai neri, i quali erano considerati come una mera proprietà.
Tragicamente, allo stesso modo, la posizione di Barack Obama sull’aborto contraddice la portata storica della sua elezione. Nei casi Roe v. Wade, 410 U.S. 113 (1973), e in quello vicino Doe v. Bolton, 410 U.S. 179 (1973)[2], la Corte suprema ha dichiarato che fare l’aborto lungo tutti i nove mesi di gravidanza, fino al momento della nascita, era legale. La Corte ha stabilito che ogni restrizione doveva tener conto di eccezioni a causa della salute e poiché le eccezioni dovevano includere aspetti psicologici e emotivi, le tensioni di una donna in gravidanza nell’aver da partorire un figlio sono una ragione sufficienti per un aborto a qualunque stadio. La Corte ha dichiarato che “la legge non ha mai riconosciuto i non nati come persone in senso pieno”, escludendoli così dalla comunità di persone che gode del diritto inalienabile alla vita, proprio allo stesso modo in cui il tribunale Dred Scott ha escluso i neri dall’inalienabile diritto alla libertà.
Il neo-eletto Presidente Obama è da tempo impegnato con forza non solo a preservare, ma anche estendere l’attuale regime in tema di aborto che domina negli Stati Uniti. Quando era senatore dell’Illinois, egli si è opposto a misure che avrebbero reso obbligatorie cure mediche per i bambini sopravvissuti all’aborto e riusciti a nascere vivi. Il suo ragionamento era che una legge simile avrebbe potuto mettere in questione la mancanza di diritti dei non nati. La sua netta posizione nel considerare il non nato come una “non persona legale” è tragicamente ironico, per il fatto che egli appartiene ad una razza che in passato è stata trattata allo stesso modo dei non nati.
A rendere piena la tragedia – come pure una triste ironia – è che gli Afro-americani sono fra i più colpiti dall’aborto. I neri sono il 12% della popolazione americana, ma il 35% di tutti gli aborti sono eseguiti su donne nere. Gli Afro-americani sono l’unica minoranza che negli Usa stanno diminuendo di numero. Planned Parenthood, la più grande organizzazione abortista degli Usa ha il 78% delle loro cliniche nei quartieri delle minoranze. Ciò corrisponde al pensiero di una delle sue fondatrici, Margaret Sanger, una entusiasta eugenista, che ha scritto: “Le persone di colore sono come dell’erbaccia umana, che va sterminata”.
È comprensibile che gli Afro-americani abbiano votato in massa per Obama, afferrando l’occasione di affermare il loro ruolo nella società americana. Ma tragicamente, troppo pochi fra loro hanno capito questo: il candidato che essi pensano darà loro valore politico, è anche un forte sostenitore del Planned Parenthood e delle sue politiche abortiste che, se continuano come adesso, ridurrà all’insignificanza il voto nero entro il 2038. Anche questo è all’interno della strategia di Margaret Sanger. Lei ha capito che se i bianchi tentavano di “eliminare l’erbaccia umana”, la cosa avrebbe destato sospetto. Per questo ha dedicato molto tempo a reclutare leader neri, che possono convincere la propria gente a cooperare all’auto- distruzione.
È più che tragico il fatto che il primo Afro-americano, eletto Presidente degli Stati Uniti d’America, è un uomo che avrebbe ricevuto l’applauso di Margaret Sanger, piuttosto che l’applauso di Martin Luther King.
Sinceramente,
P. Mark Tardiff
[1] Il riferimento è alla causa fra lo schiavo Dred Scott e i suoi padroni, i Sanford, nello stato del Missouri. Nel 1856 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha sancito che i discendenti degli africani importati in America e i loro eredi – siano essi sottoposti a regime di schiavitù o meno – non potranno mai essere considerati cittadini americani. Al contempo la Corte ha sancito che il Congresso non ha il potere di abolire la schiavitù nei singoli Stati della Federazione.
[2] Il 22 gennaio 1973 le due sentenze Roe vs Wade e Doe v. Bolton 410 U.S. 179 hanno introdotto un nuovo regime giuridico per il concepito. Esse hanno stabilito che, nel periodo anteriore alla fine del primo trimestre,il permesso di interrompere una gravidanza deve essere accordato dal medico curante della donna. Per quanto riguarda i mesi successivi lo Stato può disciplinare l’interruzione della gravidanza per tutelare la salute della madre.
Caro Mark,
grazie della tua lettera che fa conoscere aspetti non conosciuti in Italia sul primo Presidente nero degli Stati Uniti. Il mio breve editoriale esprimeva solo, come cristiano e missionario, la gioia di avere un Presidente nero in America per tre motivi:
– primo, perché l’immagine degli Stati Uniti è molto negativa in tutto il mondo, specie nel Sud del mondo, e questo mi spiace molto: gli USA sono la prima potenza mondiale e sono un paese democratico e cristiano. Se la loro immagine diventa meno negativa oppure positiva, ne sono felice, come immagino anche tu lo sei;
– secondo, perché il Presidente nero è un forte segno di riscatto dei neri in tutto il mondo, specie in Africa, dove i nostri missionari del Pime lavorano e vedono tutti i giorni l’umiliazione di questa parte dell’umanità, nostri fratelli e sorelle, anch’essi figli di Dio come lo siamo noi;
– terzo, perché gli USA hanno mantenuto come paese e come popolo, al contrario di quanto ha fatto l’Europa, una forte identità cristiana e un Presidente nero che si riferisce a Dio nel suo primo discorso ufficiale (cosa che non succede nemmeno in Italia!!!) è un bel segno ed esempio per tutti.
L’ho detto con chiarezza: non conosco Obama e non posso giudicarlo, non so cosa farà come Presidente (non lo sa nemmeno lui) e naturalmente spero che non favorisca aborto e nozze fra i gay. Tutto questo lo vedremo in seguito. Per il momento io sono contento per l’esempio di giovinezza, democrazia, superamento del pregiudizio razziale e forte identità cristiana che gli Stati Uniti danno al mondo.
Piero Gheddo